La locandina della mostra di Francesco Toniutti.

Guglie di colore

I quadri di Francesco Toniutti allo spazio Lumera di Milano. Sulle tele ci finisce il Duomo catturato dall'alto, con inquadrature quasi fotografiche. E sullo sfondo il nuovo skyline. Antico il soggetto, ma sempre nuovo il modo di realizzarlo
Maria Luisa Minelli

Prendete una guglia del Duomo, osservatela da vicino: piante, animali, gli oggetti più disparati. Nel “giardino fiorito” della cattedrale milanese c’è tutta la realtà. La stessa che cerca espressione nelle pennellate rapide e gioiose dei quadri di Francesco Toniutti, in quei colori che sembrano riflettere il mondo, la vita intera nel suo fluire incessante.

Dopo diverse esposizioni dedicate a volti, monumenti e imbarcazioni, l’artista di Bollate, nella personale in mostra allo spazio Lumera dall’8 al 31 maggio, torna a dialogare con il capoluogo lombardo, in un itinerario alla scoperta dell’anima di questa città troppo spesso definita “anonima”.

Questa volta, a calamitare l’attenzione del pittore è proprio il Duomo, simbolo così caro ai milanesi. E ce lo restituisce da un punto di vista inedito: nessuna visione frontale, la struttura marmorea si svela solo nei profili delle guglie che occupano lo spazio della tela in inquadrature quasi fotografiche. “Qui, in alto”, è titolo della mostra, e rende bene questa prospettiva quasi “aerea” da cui vengono riprese le immagini. Così che sembra di essere lì, sul tetto della cattedrale, accolti da San Giuliano “l’ospitaliere”, (soggetto di uno dei dipinti), e portati a guardare oltre, verso quel cielo in cui si stagliano le imponenti strutture.

Ci sono due aspetti della mostra che catturano inevitabilmente l’attenzione: innanzitutto l’uso del colore che si impone, indipendente, in direzione antinaturalistica. «Dentro queste tinte c’è tutta la mia Milano» spiega Toniutti: «Hanno a che fare con quello che sono».
Impossibile, poi, non porre attenzione al contrasto che emerge tra le guglie del Duomo e i grattaceli del nuovo Skyline che si innalzano sullo sfondo della tela. Antico e nuovo, così, si trovano a dialogare rispecchiando una dialettica propria della pittura dell’artista: “antico” il soggetto, sempre nuovo il modo di rappresentarlo: perché dietro ogni pennellata «c’è una vita, quello che ho visto, che ho vissuto. È come essere portato». Fino a quel tratto, a quella sfumatura, al riflesso che impreziosisce le guglie, al rosa del marmo che si dilata al cielo, infiammandolo.

«Vorrei emergesse una vita, il mio desiderio di stare al mondo», spiega Toniutti: «Ciò che ho vissuto lo restituisco nel nuovo impatto con le cose, nel riplasmare la realtà» . Proprio come i costruttori del Duomo di Milano che, con semplicità, scolpivano nel marmo quello che avevano scoperto e amato. E così tornano a mente le parole pronunciate da Matisse nel commentare la cappella di Vance: «Il mio lavoro consiste nell’imbevermi delle cose. E dopo, tutto questo rifluisce fuori (…) io sono fatto di tutto ciò che ho visto».


Spazio Lumera, via Abbondio Sangiorgio 6, 20145 Milano
Da giovedì 8 maggio a sabato 31 maggio
Inaugurazione: giovedì 8 maggio h. 18.30
Orari mostra: martedì-venerdì: 16.00-19.00 sabato: 10.30-12.30 e su appuntamento Tel +39 0287280593