"Piccolo Festival dell'Essenziale", Roma.

Essenziale, cioè «di più»

Si è conclusa la seconda edizione del "Piccolo Festival" nella capitale. Tra i tanti a intervenire, il fisico Lucio Rossi, il musicista Gabriel Coen, lo scrittore Andrea Monda. Alle prese con una ricerca che non si accontenta di poco...
Anna Minghetti

«Quando tutto crolla resta l’essenziale»: questa la frase che introduceva il Piccolo Festival dell'Essenziale, che si è svolto venerdì 10 e sabato 11 nel cuore di Roma, e che ha messo insieme diverse realtà della capitale. Nasce dall'idea di Davide Rondoni, direttore artistico del Festival, e dall'iniziativa della Fondazione Claudi, a cui poi si sono aggiunti il Centro Culturale Roma, che ha curato la parte organizzativa dell’evento, l'Associazione Culturale Paola Bernabei, BombaCarta, l'Associazione Culturale Arte in Compagnia. Diverse anche le modalità di espressione scelte per le due serate: nella bella cornice del Tempio di Adriano c'è stato posto per una conferenza scientifica con Lucio Rossi del Cern di Ginevra di fianco a una mostra fotografica di giovani emergenti e veterani della fotografia. E ancora, musica, lettura di testi e poesie, un dibattito politico, uno spettacolo di danza.

Ma che cos'è dunque l'essenziale, e perché dedicarci un festival? «Quello che è essenziale non esclude tutto il resto, ma è ciò che lascia le sue tracce in tutto», ha detto Davide Rondoni introducendo la serata. L'essenziale non è qualcosa di etereo, staccato dalla vita, ma si trova nelle cose stesse e nelle realtà più concrete. L'essenziale non è neanche un accontentarsi di poco, perché, come ha ricordato lo scienziato Lucio Rossi, «quando lo trovi, ottieni molto di più di quello che cercavi».

Come già nella prima edizione, anche questo secondo anno sono stati scelti quattro temi su cui soffermarsi: "gioia", "tradurre", "nulla" e "generare". Per questo, rispondendo alla domanda su quanta gioia ci voglia per fare politica, il parlamentare Raffaello Vignali dice che la gioia è una categoria della politica, perché la politica è una dimensione fondamentale della vita. «Deve essere qualcosa che non dipenda dal buon esito di quello che fai, ma che lo preceda».

«Siamo fatti per la gioia?». A questa domanda ha provato a rispondere Andrea Monda, insegnante e scrittore, attraverso immagini, parole e flash tratte da scrittori come Lewis e Chesterton.

Sulla traduzione, oltre alle letture dell'opera di Osip Mandel'štam e Dylan Thomas (introdotte rispettivamente da Gianfranco Lauretano, poeta e traduttore dello stesso Mandel'štam, e Davide Rondoni), Gabriele Coen ha incantato la platea con un concerto di nuova musica ebraica, dove i suoni della tradizione ebraica sono stati "tradotti" alla luce di altre esperienze, come quella del jazz. Coen parla della traduzione come essenziale, perché essenziale è l'incontro, tra persone, tra arti, tra mondi.

Su un tema estremamente provocatorio come "essenziale è il nulla" si è confrontato il fisico Lucio Rossi che ha messo a tema il rapporto tra il vuoto e la materia all'interno della ricerca.

Protagonista del "generare" è stato invece il compositore Francesco Antonioni, che ha guidato il pubblico in un percorso affascinante attraverso le note di Stravinskij e della tradizione russa.

I quattro temi sono stati al centro anche della mostra fotografica. «Non riuscivo proprio a concepire il nulla», racconta Cecilia di Mario, una dei cinque che hanno esposto: «La svolta è stata nel momento in cui ne ho capito la connotazione positiva, cioè essere quello stacco che permette di riacquisire qualcosa. Ecco perché ho fotografato il vecchio che guarda una foto, perché il ricordo è ciò che colma la distanza tra l'oggi e quello che è stato. È un nulla che diventa occasione». E generare? «Generare per me sono occhi nuovi», continua Cecilia: «E quando ho pensato ad occhi nuovi ho subito visto quelli del bambino che guarda in camera, o della bambina che si sporge per ammirare il panorama».

«Quando tutto crolla resta l’essenziale», ma cosa resta ai ragazzi che hanno organizzato questo momento mentre sabato sera, quando tutti se ne sono andati, smontano l'impalcatura della mostra? Resta lo stupore per la curiosità riscossa tra le persone più diverse, dal turista che passeggia per il centro di Roma a chi aveva notato un certo tam tam su Facebook. Gente che nella normalità della vita ha accolto volentieri l'invito a fermarsi a riflettere su cosa sia l'essenziale, di cosa non si possa fare a meno. Resta la sorpresa, perché anche chi si era solo "imbucato" al buffet poi rimane colpito, lascia il contatto, dà appuntamento a qualche sera dopo per capire cosa e chi stia dietro a questo momento dal nome bizzarro. Resta la gratitudine per amici che hanno deciso di coinvolgersi in una nuova avventura solo da qualche mese che in questi giorni sono stati sempre in prima fila, e che a tarda sera sono ancora lì, a togliere chiodi dalle assi. E resta il desiderio di non fermarsi e di continuare a mettersi in gioco, correggendo gli errori e cogliendo le occasioni, gli spunti e i rapporti nati da questi due giorni.