Flannery O'Connor.

Alla scoperta del proprio dono

Sono aperte le iscrizioni alla scuola di scrittura Flannery O'Connor. Un percorso diviso in tre parti, accompagnato da lezioni di teatro, videoarte e musica. Con la scommessa che lo scrivere sia ancora la possibilità di raccontare un'esperienza
Davide Ori

«Non insegniamo trucchi, ma serviamo un bisogno». Sono le parole di Luca Doninelli se gli chiedi a bruciapelo il senso della Scuola di Scrittura Flannery O’Connor, nata negli anni Novanta, che ripartirà il 17 febbraio al Centro Culturale di Milano.

E l’immagine che caratterizza, ormai da anni, il corso di via Zebedia dà l’idea dell’obiettivo, semplice ma non banale, che si prefiggono gli organizzatori. «Il pavone non è solo l’animale che allevava la scrittrice americana in Georgia», racconta Doninelli: «Ma è soprattutto il simbolo della realtà». L’uccello piumato, infatti, compie la meravigliosa ruota quando gli va, senza una logica razionale. «Una bellezza che non è a comando». E attraverso le performance, i laboratori e le lezioni si vuole accompagnare tutti quelli che siano interessati a scrivere di prosa, dalla quinta superiore in su, a guardare questi splendidi colori che inaspettatamente si mostrano nella quotidianità.

La Scuola di Scrittura è divisa in tre sessioni, ognuna delle quali prenderà il via da un diverso tipo di arte: teatrale, videoarte e jazz con degli ospiti d’eccezione: Franco Branciaroli, attore e regista, Maria Grazia Toderi, autrice di video, disegni e pitture esposti in vari musei del mondo, ultimo dei quali nel 2013 il Museo Nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, e Giovanni Monteforte, grande chitarrista della Civica Scuola di Jazz insieme al suo Modern Jazz Trio sulle “regole assolute del jazz”.

Il secondo appuntamento di ogni sessione sarà affidato all’esperienza di Doninelli e verterà sulla tecnica di tre grandi romanzieri: Tolstoj, McCarthy e Veronesi (insieme con l’Autore). La parte propriamente di scrittura, invece, sarà seguita dai laboratori di Andrea Fazioli, giornalista e scrittore ticiniese, per passare poi alla correzione di un editor (Andrea Riccardi, Francesco Napoli, Laura Bosio).

È la scommessa che la scrittura, oggi, sia ancora quella possibilità del dirsi dell’esperienza, nel mistero di far accadere qualcosa oltre ciò che l’autore stesso può decidere di dare e di dire. Come diceva Ezio Raimondi, docente di Letteratura italiana per una vita all’Alma Mater di Bologna e tra i fondatori della Flannery O’Connor, nel suo ultimo incontro al Centro Culturale: «In questa battaglia contro ciò che si ripete e perde significato, contro lo stereotipo, è difficile pensare a un’attività che non passi attraverso ciò che in altri tempi abbiamo chiamato letteratura».

Questo sarà aiutato anche dalla prospettiva di un lavoro finito: la pubblicazione per i lavori migliori in e-book edito da Sef (Società Editrice Fiorentina) nella Collana “Le Staffette”. «Senza illudere e senza la logica del talent show, in questi anni di Scuola, ho imparato che si è sempre alla scoperta del proprio dono, che non si può prevedere, ma accade», racconta Doninelli. Il dono della scrittura non è di tutti, ma questo non toglie la bellezza di una scoperta. «È in ogni caso la vittoria di un riconoscimento: un talento se c’è, si vede». Ma, come ci ricorda la O’Connor: «Vogliamo l’abilità ma, da sola, è mortale. Necessaria è la visione che l’accompagna».

Per informazioni sulle modalità d’iscrizione: www.centroculturaledimilano.it