Marie Michèle Poncet, "Kiev".

«Perché ci siano i germogli dei fiori»

Fino al 28 aprile, in mostra allo Spazio Lumera, una selezione di opere di Marie Michèle Poncet. Pitture, sculture e collages dell'artista francese propongono temi biblici e di vita quotidiana. E grandi "città martiri" che ne sono specchio ingrandito
Maria Luisa Minelli

Quando si pensa ad un’eruzione vulcanica, alle caratteristiche del terreno dopo una colata di magma, vengono alla mente colori scuri e suolo arido, bruciato, distrutto. Ma prendiamo ad esempio l’Etna. Se, spinti dalla curiosità, ci si sposta dai pensieri per andare a verificare di persona, la sorpresa sarà grande. Perché, fino 3.000 metri di altezza, quasi nel punto più vicino alla bocca del vulcano, dopo duecento anni di aridità, cominciano a nascere i fiori.

È un’immagine utilizzata da Marie Michèle Poncet, pittrice e scultrice francese, classe 1946, in mostra allo Spazio Lumera di Milano, fino al 28 aprile. Una metafora che ben rappresenta una delle sue opere, “Kiev”: «Sapevo tante cose sulla vicenda ucraina», spiega: «Poi sono andata al Meeting di Rimini, ho visto la mostra sul Maidan, ho sentito il racconto di testimoni. E ho scoperto che era tutto diverso rispetto a quello che “sapevo”. Che c’era una vita, come un fuoco che stava smuovendo la realtà, fino a sollevare le cose dure, bloccate». Un fiore dell’Etna, appunto.

«Tutti i quadri in mostra rappresentano luoghi», spiega l’artista. Piccoli «luoghi di esperienze» e città martiri che ne sono specchio ingrandito. «Ad esempio l'insonnia, con i suoi sassi di angoscia nella gola, che si dissolvono verso l'alba del giorno, la tentazione della disperazione, la voglia di sparire…». Frammenti di esistenza, temi biblici e di vita quotidiana, alla luce dei quali si possono comprendere e vivere le tre grandi opere che occupano la parete infondo alla sala: "Kiev", "Baghdad" e "Aleppo". Oltre ai dipinti, eseguiti con tecnica mista, sono esposte sculture in bronzo e cere perse. «Quando viene colpito un centro abitato, viene distrutta parte dell’uomo che lo vive. È una ferita insanabile», spiega: «Nei miei quadri non si trovano persone, ma vedo una città come un luogo pieno di carne e di vita. Statue come “La pietà”, “Isacco” o “Emigrati" rappresentano la componente umana».

Esperienze spesso dure, dolorose, quelle in mostra allo Spazio Lumera di Milano. Terrose come i colori utilizzati dalla Poncet, ma tra le quali balza subito all’occhio il rosso intenso di “Kiev”. «Perché ci sarebbe bisogno di provare tutti questi drammi, di non distrarsi da loro?» Si chiede l’artista: «Anche se il lavoro mi fa soffrire della mia fragilità, se è arido, difficile, a suo tempo dà le sue sorprese di gioia profonda, di gusto di una certezza strana e vitale, il sentimento di affermare una libertà, di provare la necessità di esistere». È forse l’esperienza del “Grido del mattino”, che dà il titolo alla mostra. «E io sto lì, semplicemente, come un giardiniere, che rivolta la terra scura perché ci siano i germogli dei fiori».


Marie Michèle Poncet, Grido del mattino
Aperta da sabato 11 a martedì 28 aprile allo Spazio Lumera, via Abbondio Sangiorgio 6, 20145 Milano

Orari:
Martedì e venerdì 16.00 - 19.00
Sabato 10.30 - 12.30 e 16.00 - 19.00

Per informazioni: www.lumera.it