William Congdon e Giovanni Testori.

La vertigine e la pianura

L'ultimo weekend per visitare la mostra a Casa Testori: una parabola che racconta il ventennio lombardo ed il legame con lo scrittore di Novate. Sull'ingresso e il catalogo, un'offerta riservata ai lettori di "Tracce"
Davide Dall’Ombra

Ultimo weekend per vedere la mostra di William Congdon a Casa Testori a Novate Milanese. Una mostra che ha riscosso un sorprendente successo, come dimostrano i 3mila visitatori e le decine di classi che l’hanno visitata (visite spesso accompagnate da piccoli workshop). Un successo che si spiega soprattutto con il fatto di avere riavvicinato due personalità umanamente affascinanti come il pittore americano e Giovanni Testori.

Il Congdon degli anni Ottanta e Novanta, che viene raccontato nella mostra allestita a Novate, è infatti il Congdon che Testori ha conosciuto personalmente, con il quale ha intrecciato la sua attività critica, facendo risuonare una consonanza di percorso esistenziale e culturale che gli ha permesso di entrare in sintonia con il pittore di Providence. Sono anni in cui entrambi attraversano una fase nuova della propria vita, segnata dalla fede cristiana, in cui dar corpo con la propria opera alla speranza tanto invocata e prefigurata nella rispettiva produzione dei decenni precedenti. Se quella di Testori, alla fine degli anni Settanta, non era stata una vera conversione, certamente gli anni dopo la morte della madre avevano segnato per lui una forte pacificazione nel suo rapporto con la fede. Ed è significativo che, sia per Testori che per Congdon, la produzione artistica adiacente a questo momento, più esplicitamente religiosa, non sia stata certamente la migliore della loro produzione, ma solo un passaggio necessario a una terza fase che rischia di rappresentare, per entrambi, un apice assoluto. È in questi anni che il ritrovato realismo dei soggetti dà vita a capolavori come la Branciatrilogia (testi teatrali scritti per Franco Branciaroli) e i Tre lai per Testori o i "Campi esposti in mostra", per Congdon.

Gli anni Ottanta sono quelli in cui il Corriere della Sera registra il battito del pensiero critico testoriano più volte a settimana. Testori sfodera una raffica di recensioni delle esposizioni italiane e francesi, in cui gli amori di ieri e di oggi fanno saltare le gerarchie delle sedi espositive. Tra queste, il 14 giugno 1981 esce L’alba sul cratere, recensione della mostra antologica di Congdon nel ferrarese Palazzo dei Diamanti. Testori non scrive da casa, e l’immersione nella materia dell’artista arriva dritta in pagina. Congdon ha tutte le caratteristiche amate da Testori: un pittore figurativo, realista, lombardo di adozione. Un artista che non fa sconti alla rappresentazione del dolore umano, capace di cogliere un elemento di speranza nella realtà, per Testori puntualmente rintracciabile nella produzione pre-conversione e divenuto trasfigurante nel periodo che ne segue. Per il critico, la grandezza di Congdon sta proprio nella capacità di rappresentare contemporaneamente dolore e speranza. La speranza è in particolare il punto di differenziazione dagli amici della Scuola di New York, da cui la vicenda di Congdon pittore aveva preso le mosse, che di speranza sembrano impossibilitati a parlare. Del resto, il tema della specificità di Congdon rispetto agli altri protagonisti newyorkesi come ad esempio Jackson Pollock o Mark Rothko, è il terreno su cui anche il pittore sembra volersi far incontrare dal Testori critico.

Lo dimostra una lettera inedita, di cui si raccontano tutti i dettagli in mostra, scritta da Congdon a Testori per ringraziarlo perché «oggi con questo suo articolo su Pollock, in lei l’occhio della Fede cristiana, finalmente, […] è sceso, e ha rovesciato tutti i miti mondani che hanno fabbricato questi poveri geni, fregati; e ha visto. E ci ha rivelato tutto fin fondo il non-essere che questo occhio della Fede ha visto». L’italiano traballante di Congdon non nasconde il suo entusiasmo per la libertà dimostrata da Testori nell’affrontare un mostro sacro del Novecento, senza rinunciare a un approccio critico. «In questo suo scritto dedicato a Pollock», prosegue nella lettera, «io sento in me una grande liberazione, come se Pollock fosse morto solo oggi, e non nel ’56 (perché allora non potevo capire). Liberazione nella conferma da Dio del suo disegno-cammino sul quale mi ha condotto. E questa liberazione non può che esserci: per la mia pittura».

La recensione della mostra di Pollock, uscita sul Corriere della Sera il 21 febbraio 1982, era stata l’occasione per una lettura in profondità dell’opera di un pittore molto amato da Testori, in cui ritrovare, a malincuore, la suprema espressione di una promessa mancata: «come se il tuffo verso dimensioni a noi sconosciute o, che è dir meglio, verso la sconosciutezza di dimensioni in atto di farsi altre da quelle che fin lì pensavamo esistere, ci venisse bloccato dall’astrattezza dei propositi e dall’inerte gravezza dei risultati». Congdon trova espresse le ragioni che, più o meno consapevolmente, lo avevano allontanato dall’amico Pollock, autore che, per Testori, promette con l’astrattismo un’apertura a mondi, significati e a un mistero della realtà che immediatamente richiude nella materia che ne ingabbia la promessa.

Pochi mesi prima di morire, Testori aveva affidato al Corriere (29 novembre 1992) una recensione della mostra di Congdon a Palazzo Reale, scritta dall’ospedale. Arriva così l’ultimo saluto: «Le sue opere, ora, non hanno bisogno di dettagli: è il senso, anzi l’entità assoluta quella che, ora, Congdon ricerca e intende farci riconoscere e conoscere: l’ascensionale orizzontalità della nostra pianura sembra così sfociare nella gloria del significato primo, nella gloria e, totalmente, nella pace; sembra, diciamolo pure, sfociare in lui, il Paradiso».



William Congdon. Pianura
Casa Testori, Novate Milanese
Fino a domenica 28 febbraio.
Martedì-venerdì 10-18
Sabato-domenica 14-20
Visite guidate domenica ore 15 e 17
Prenotazioni: info@casatestori.it

Offerta speciale per i lettori di Tracce: ingresso alla mostra e catalogo (editore Silvana) a 15 euro.