The Floating Piers sul Lago d'Iseo.

Dipingere sulle acque

I tre chilometri di strisce fiammeggianti con cui Christo Vladimir Yavachev ci farà camminare sul Lago d’Iseo per 16 giorni. Ecco cosa c’è dietro l'idea di uno dei più famosi artisti viventi (da Tracce, giugno 2016)
Giuseppe Frangi

Che senso ha stendere una passerella galleggiante lunga tre chilometri sulle acque di un lago, per unire la terraferma a due isole? Che senso ha ricoprirla di un tessuto di un folgorante color giallo-arancio? E che senso ha tenerla allestita per soli sedici giorni e poi smontare tutto, lasciando negli occhi di chi ha potuto camminarci la nostalgia di un sogno toccato con il proprio corpo? Sono tutte domande che circondano The Floating Piers la gigantesca installazione che Christo Vladimir Yavachev, celebre artista di origini bulgare ma oggi americano a tutti gli effetti, realizzerà a partire dal prossimo 18 giugno sulle acque del Lago d’Iseo, tra Sulzano e Montisola, con ulteriore deviazione verso l’isolino di San Paolo.

Christo è uno dei più famosi artisti viventi, ha 81 anni e quando gli si chiede il perché di tutto questo risponde in modo semplice e quasi disarmante: «A tema nelle nostre opere c’è sempre la bellezza. La bellezza ha bisogno di situazioni uniche, in un certo senso inimmaginabili. È questo che noi cerchiamo nella vita». Quanto alla strada per realizzare queste esperienze di bellezza, la descrive così: «Mettere in atto degli sconvolgimenti gentili del contesto che ci viene dato in prestito».

In questo caso il contesto avuto “in prestito” è quello del bellissimo lago lombardo e della sua isola, che è la più grande tra le isole lacustri d’Europa. Vale a dire, il contesto che si è trovato pronto per accogliere finalmente quel progetto che Christo cullava da quasi 40 anni, cioè da quando, insieme a sua moglie Jeanne-Claude, aveva messo a punto l’idea di far camminare le persone sulle acque. Ma se l’idea era chiara sin da quel tempo lontano, il contesto è stato difficile da trovare: i tentativi, prima in Argentina sul Rio de la Plata, e poi in Giappone, si erano arenati per troppe difficoltà burocratiche, più che tecniche. Nel frattempo Jeanne-Claude è morta (nel 2009), ma Christo non si è dato per vinto («anche dopo la tragedia della sua morte il progetto ha ripreso interesse in me», confida l’artista). Ne ha parlato a Germano Celant, il più importante curatore italiano, il quale ha stabilito il link con sindaci e autorità del Lago d’Iseo, fiutando che quello fosse il luogo giusto, data la concretezza fattiva della gente bresciana. Così, in effetti, è successo. In particolare è stato il presidente dell’autorità del Lago, Tobias Faccanoni, a rivelarsi subito entusiasta del progetto e a fare da traino con tutti gli altri soggetti coinvolti.

Come si può immaginare, infatti, il progetto è a dir poco ardito. Basta qualche numero per rendersene conto: le passerelle, larghe ben 16 metri, saranno costituite da 200mila cubi in politilene ad alta densità, completamente riciclabili, collegati tra loro da 200mila viti giganti. «È una tecnologia incredibile. Formeranno una superficie galleggiante che si svilupperà senza la rigidità di un tempo», spiega Christo. I cubi verranno ricoperti da un tessuto di un giallo scintillante e saranno tenuti fermi da 160 ancoraggi di 500 tonnellate ciascuno, in posizioni precise del lago. L’arte di Christo mobilita, quindi, le migliori tecnologie e le migliori imprese. Come spiega, «i cubi sono realizzati a Manerbio e sul Lago Maggiore, il tessuto in Germania, le corde a Sale Marasino, gli ancoraggi a Erbusco». In tutto verranno coinvolte 500 persone, tra le quali decine di ingegneri e addetti alla sorveglianza lungo la passerella, che sarà frequentabile 24 ore su 24. Insomma, siamo di fronte alla mobilitazione assolutamente straordinaria di un territorio “incendiato” dalla fantasia, dalla visionarietà e dalla determinazione di un artista.

Resta il capitolo dei costi. Ma anche in questo caso Christo si svela del tutto anomalo rispetto a consueti meccanismi dell’arte. Il suo principio è quello di non accettare né finanziamenti pubblici né sponsor: non a caso il tentativo di realizzare la passerella sull’acqua in Giappone si era infranto per l’ostinazione di una televisione nel voler sostenere e avere l’esclusiva del progetto. Christo si fa carico di tutti i costi (in questo caso 10 milioni di euro), attraverso una società che ha il compito di vendere i suoi lavori e i disegni preparatori dei progetti: disegni straordinariamente affascinanti, spesso veri collage con i materiali che vengono usati per le installazioni. Li si possono ammirare nella bellissima mostra che Brescia gli ha dedicato in questi mesi, come tappa nel percorso che porterà a The Floating Piers. Il modello economico dell’artista è stato studiato anche dalla Harvard Business School, e viene da lui considerato come un presupposto indispensabile per garantirsi libertà.

Christo è un artista che parla sempre in prima persona plurale. Innanzitutto perché considera il sodalizio con sua moglie qualcosa di fondativo, che non si è esaurito neanche con la morte di Jeanne-Claude: le idee su cui sta lavorando (oltre a Iseo, ha un progetto in Arkansas e un altro a Dubai), sono tutte idee che, come dice lui, «abbiamo avuto insieme». Ma il suo essere al plurale riguarda anche la coralità che è componente indispensabile per la riuscita di ogni suo progetto. Vederlo all’opera tra tecnici, ingegneri, carpentieri fa pensare a quello che poteva essere il direttore dei cantieri di un grande edificio medievale. Come ha scritto Angela Vettese, «bisogna capire la qualità processuale delle opere di Christo: un processo che esalta la capacità di connettere gruppi di lavoro, aziende, competenze diverse, al contrario di qualsiasi concezione del lavoro come atto isolato». Christo, quindi, rappresenta un caso unico di artista che esce dalla torre d’avorio creativa e che si libera anche dei meccanismi-trappola del mercato.

L’ultimo “noi” di Christo è infine il pubblico che riceverà questo stupendo regalo effimero ed imprevisto: «Quello che ci (notate, dice sempre “ci”, mai “mi”..., ndr.) interessa sono le cose reali, l’acqua che si sentirà sotto ai piedi. La nostra arte è fisicità, è recupero di sensazioni oggi oscurate dal mondo virtuale. Noi riesumiamo il sentore di bagnato, la vertigine che prende camminando sull’acqua, l’eco di una vallata».

Quanto ai soli sedici giorni di durata di The Floating Piers, Christo rimprovera chi vede significati simbolici, tipo il tempo effimero della vita. La brevità, invece, è ciò che rende preziosa quest’opera, che vive un suo tempo determinato e preciso, coincidente con il solstizio d’estate: le strisce fiammanti che attraverseranno le acque e sulle quali potremo camminare, sono quasi un’impronta lasciata dal sole... «Per me la vista migliore sarà dal Santuario di Santa Maria del Giogo, sulla montagna sopra Sulzano. Sarà uno spettacolo!», confida Christo. Alla fine, lago, sponda e isole verranno restituiti intatti, ma resi per sempre più preziosi, agli occhi e al cuore di tutti.