Caravaggio, "Maddalena penitente"

Maddalena. Apostola degli apostoli

Il 22 luglio la memoria liturgica di Maria Maddalena sarà elevata a festa «per espresso desiderio del Santo Padre». Ecco come l'arte ha raccontato la sua figura: la ricerca «dell'amore dell'anima mia» e l'incontro con Gesù...
Roberto Filippetti

Ventidue luglio 2016. In pieno Giubileo della Misericordia, la memoria di santa Maria Maddalena viene liturgicamente elevata a festa, con un nuovo Prefazio «de apostolorum apostola». Lei, la prima “mandata da” (questo significa “apo-stolo”): mandata dal Risorto a darne notizia agli undici, a loro volta mandati.

Il recente decreto, emanato «per espresso desiderio del Santo Padre», è accompagnato da un testo illustrativo in cui si legge, tra l’altro: «È certo che la tradizione ecclesiale in Occidente, soprattutto dopo san Gregorio Magno, identifica nella stessa persona Maria di Magdala, la donna che versò profumo nella casa di Simone il fariseo, e la sorella di Lazzaro e Marta. Questa interpretazione continuò ed ebbe influsso negli autori ecclesiastici occidentali, nell’arte cristiana e nei testi liturgici relativi alla santa».

Vediamone la vicenda narrata dalla grande arte, fermandoci qui solo su Caravaggio e Giotto, e allargando poi lo sguardo sugli altri artisti che trovate nella fotogallery.

Don Giussani immagina così il primo incontro: «La Maddalena è là sul marciapiede, curiosa... a guardare la folla dietro quel Gesù che si dice il Messia (l’avrebbero ucciso qualche mese dopo); e Gesù, passando di lì un istante, senza neanche fermarsi, la guarda: da allora in poi lei non guarderà più se stessa, non vedrà più se stessa e non vedrà più gli uomini, la gente, casa sua, Gerusalemme, il mondo, la pioggia e il sole, non potrà più guardare tutte queste cose se non dentro lo sguardo di quegli occhi. Quando si guardava allo specchio la sua fisionomia era dominata, determinata da quegli occhi. C’erano quegli occhi dentro lì - mi capite? - il suo volto ne era plasmato» (Dal temperamento un metodo, Milano, 2002, pp. 5-6).

Eccola, in dialogo con Marta, nella tela di Caravaggio: la cipria, il pettine, le ricche vesti, la generosa scollatura. Tiene la sinistra appoggiata a quello specchio e con la destra stringe il fiore d’arancio: ha incontrato «l’amore dell’anima sua», lei che si era fatta bella per i tanti uomini, senza mai trovare la soddisfazione.

























Continua don Giussani: «Tutta la sua vita - nei particolari e nell’insieme - la Maddalena l’ha guardata dentro quello sguardo cui non è seguita una sola parola se non alcuni giorni dopo, quando lui, che si diceva profeta, era stato invitato a mangiare dai capi dei farisei che lo volevano cogliere in fallo; lei è entrata nella sala da pranzo senza domandare permesso a nessuno, difilato, e gli si è buttata ai piedi, lavandoli col suo pianto e asciugandoli coi suoi capelli, tra lo scandalo di tutti (“Se fosse un profeta saprebbe che razza di donna è quella che gli fa così”)».

Giotto, nella Basilica inferiore di Assisi, Cappella della Maddalena, ne racconta la storia in sette puntate, e comincia proprio da qui (Lc 7, 36-50):





























1. Genialmente pone tra i commensali Pietro e Giovanni: gli altri due “innamorati” di Gesù.


























2. Maria e Marta alla resurrezione di Lazzaro.


























3. Lei va al sepolcro, vede un uomo che crede il giardiniere (ha anche il piccone in mano!). Lui si gira, la chiama per nome: «Maria». E lei lo riconosce: «Rabbuni», Maestro.


























4. In questa quarta scena c’è un intero film. Gli epigoni di Anna e Caifa hanno messo in una barchetta quei cinque “irriducibili”: la Maddalena, Marta, Lazzaro, Massimino (uno dei 72 discepoli) e Celidonio, il cieco nato. La barca viene abbandonata in mezzo al mare senza remi, senza vele e senza timone perché i cinque periscano miseramente. Ma Dio manda i due angeli a trainarla a Marsiglia. Lì Maddalena incontra il signore della città e la giovane moglie: una coppia sterile. I due pregano il Dio cristiano e la donna rimane incinta. Mesi dopo i coniugi partono in nave verso Roma per conoscere Pietro. C’è una tempesta: lei dà alla luce il bambino vivo, ma muore di parto. Madre e figlio vengono lasciati su un isolotto. La nave giunge a Roma e Pietro battezza il signore di Marsiglia. Sulla via del ritorno Giotto mostra quest’uomo che sbarca sullo scoglio e si protende verso la moglie: è tornata in vita per intercessione della Maddalena e sta per allattare il bambino. Un film a lieto fine: tutta Marsiglia si converte.


























5. La Maddalena si ritira per decenni nella grotta della Sainte Baume, che è identica allo speco della Verna dipinto da Giotto in Santa Croce a Firenze, perché in Francesco riaccade la storia di lei: «Quid animo satis?». Il benessere e i piaceri non bastano. Solo «l’amore dell’anima mia» rende satis-factus, lieto e pieno il cuore.


















6. Zosimo le porta una veste perché possa ridiscendere a valle.


















7. È ora di tornare alla casa del Padre. Massimino le dà la comunione e l’animula viene portata in cielo entro un «vasel» a guscio di noce.


















Perché proprio a forma di noce? Perché Celidonio si chiama così? Dov’è la Sainte Baume? Perché proprio quei cinque alberi, in secondo piano nel Noli me tangere del Beato Angelico? E tutte le altre immagini della fotogallery cosa ci dicono? Chi vuole può trovare risposte a queste domande sulla mia pagina facebook, in cui riprenderò a una a una le immagini, con i relativi approfondimenti, fino alla grande festa del 22 luglio.

www.filippetti.eu