Loncadina del film Super Eight (2011).

L'avventura verso un "tu" che fa crescere

Stand by me, I Goonies, Super 8. Angosce, desideri e speranze dei ragazzi vissute dal loro punto di vista. Tra chi si avvicina al mistero della morte, e chi incontra creature extra-terrestri. A tema, la presa di coscienza di sé nella scoperta dell'"altro"
Luca Marcora

1959. Nella calda estate americana quattro dodicenni partono alla ricerca del corpo di un loro coetaneo scomparso pochi giorni prima, che alcuni ragazzi più grandi hanno detto di aver visto a 30 miglia di distanza, mentre vagavano dopo aver rubato un’auto. I protagonisti di Stand by Me vivono un’avventura che li avvicina per la prima volta al mistero della morte. Con il pensiero sempre rivolto alla meta del loro viaggio, ogni fatto che accade diventa straordinario ai loro occhi: la corsa per non farsi investire da un treno, la fuga da un “leggendario” cane da guardia, la notte passata da soli nel bosco parlando «di tutto quello che sembra importante, prima di scoprire le ragazze»… Il fascino del film di Rob Reiner, tratto dal racconto The Body di Stephen King, sta proprio nella bravura del regista «a descrivere l’età di passaggio in modo non stereotipato e ad adottare il punto di vista dei protagonisti», come scrive Paolo Mereghetti. Che però aggiunge: «Anche se a volte calca la mano». Ma, a ben vedere, non è proprio di questa età, con il quale il regista si immedesima, il “calcare la mano” nel modo di essere e di rapportarsi con tutto? Quel cammino non li lascerà uguali a prima e al loro ritorno quella città che prima rappresentava il mondo intero sembrerà improvvisamente molto più piccola.

Anni Ottanta. Un’antica mappa in spagnolo e un vecchio medaglione trovati in soffitta: da qualche parte c’è un vecchio tesoro dei pirati che attende di essere ritrovato. E c’è già anche una bislacca banda di malviventi sulle sue tracce. È questa l’avventura - proprio nel senso classico del termine - che vive il gruppo di ragazzi protagonista de I Goonies di Richard Donner. Prodotto da Steven Spielberg nel suo periodo d’oro, il film racconta qualcosa che durante l’adolescenza un po’ tutti desiderano almeno una volta: che la propria vita possa essere qualcosa di straordinario ed avvincente, da vivere assieme agli amici più stretti. Ma non c’è solo evasione in questa pellicola diventata nella seconda metà degli anni Ottanta un autentico cult per un’intera generazione: i ragazzi sono infatti mossi dal desiderio di trovare il tesoro per riscattare le proprie case, sopra le quali un gruppo di imprenditori senza scrupoli vuole costruire un campo da golf. Per loro sarà l’occasione di fare qualcosa di grande, più di quanto siano in grado di fare gli adulti.

1979. Un gruppo di ragazzini sta girando un cortometraggio amatoriale su un’invasione di zombie quando un treno dell’Air Force deraglia proprio davanti a loro, causando uno spaventoso - e decisamente spettacolare - incidente. Da quel momento accadono fatti strani: l’esercito prende possesso della zona, mentre alcune misteriose sparizioni mettono in allarme la popolazione. I ragazzi, sviluppando la pellicola che ha ripreso il momento della tragedia, scoprono che da quel treno è fuggita una misteriosa creatura. Toccherà a loro salvare le proprie famiglie e l’intera città. Super 8 è l’omaggio che J.J. Abrams offre proprio a quel cinema avventuroso degli anni Ottanta e non è difficile vedere in quei giovani appassionati di cinema un esplicito riferimento a quei registi e produttori che, iniziando proprio con film amatoriali realizzati tra amici, hanno poi completamente rinnovato Hollywood: Steven Spielberg (anche qui in veste di produttore), George Lucas, George Romero…

Abrams guarda a film come E.T. L’extra-terrestre (1982) o Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977), ma anche proprio a I Goonies e Stand by Me, rivelando di aver compreso perfettamente come il vero nucleo narrativo di quelle pellicole non sia tanto la dimensione più o meno avventurosa delle vicende raccontate, quanto piuttosto il cambiamento dei ragazzi posti per la prima volta a dover affrontare personalmente le angosce, le paure, i desideri e le speranze proprie della loro età, prima di imboccare ciascuno il percorso che li condurrà a diventare adulti. È questa improvvisa maturazione che trasfigura la quotidianità in qualcosa di più grande, cambiando il loro sguardo sulla realtà e sulle persone. E ciò paradossalmente accade prendendo coscienza di sé attraverso la scoperta dell'"altro", un "tu" che irrompe così prepotentemente nella vita da doverci prima o poi fare i conti, ciascuno per sé. Può essere percepito come diverso, odiato, poi però accolto per quello che è. Ci si può litigare, anche furiosamente, ma sempre con la possibilità del perdono un attimo dopo. Lo si può sorreggere e ci si può appoggiare nei momenti di fatica. Si può respingerlo e poi rimpiangerlo quando non c’è più. Lo si può abbracciare e addirittura sentirlo come indispensabile, fino a scoprire cosa significhi amarlo più di se stesso.

Agli occhi di un adulto, che l’adolescenza l’ha lasciata ormai alle spalle da anni, ci può forse essere il rischio di percepire tutto questo solo come un insieme di sentimenti ancora acerbi, privi di un fondamento solido sul quale unicamente si può costruire la vita. Eppure basterebbe tornare per un attimo ragazzi per riassaporare ancora una volta quanto per ciascuno siano state rivoluzionarie tutte quelle scoperte; e come questi film ci abbiano aiutato ad affrontarle e comprenderle, anche attraverso la loro dimensione avventurosa. Forse è proprio per questo che, incontrando dopo anni quei compagni di scuola da tempo persi di vista, può capitare di sentirsi domandare: «Ma ce l’hai ancora la videocassetta dei Goonies?».