La copertina del dvd.

E Shakespeare a Rebibbia parlò in dialetto

Su il sipario per la rappresentazione del “Giulio Cesare”. Gli attori, i detenuti del carcere romano, che mescolano al celebre dramma il loro. Con il dvd “Cesare deve morire” si va dietro le quinte, per scoprire il work in progress fino alla prima
Mauro De Luca

«Non nascondo - racconta Paolo Taviani - che siamo entrati nel carcere un po’ prevenuti, ma poi quando abbiamo ascoltato questi detenuti citare Shakespeare e Dante in maniera così nuova e autentica ci siamo commossi. Ognuno di loro recitava adattando il testo al proprio dialetto e quindi potevi ascoltare gli episodi del Conte Ugolino, di Ulisse o di Paolo e Francesca recitati in napoletano, barese o siciliano e tutto prendeva una nuova luce, anche perché, come poi ci hanno detto loro stessi prima delle riprese, “questi versi parlano di noi, perché chi meglio di noi può sapere che cosa significa stare lontano dalla donna che si ama e poterla vedere solo qualche ora alla settimana?”» («“Uomini d’onore” in scena», intervista a cura di Marco Luceri, Segnocinema, n. 175, maggio-giugno 2012, pp. 8-9).

La prima sensazione che ho avuto durante la proiezione di Cesare deve morire riguarda la presenza di fattori dominanti che animano l’opera realizzata da detenuti sotto la regia dei fratelli Taviani.
Mi riferisco al fatto storico, la congiura che decide la morte di Cesare, il destino di Bruto e il destino dei congiurati. Conosco solo superficialmente l’opera teatrale di Shakespeare. E questo non mi aiuta a fare una considerazione che riguardi il testo originale.
È la realtà carceraria, è la storia esistenziale dei personaggi attori-detenuti che illumina il lavoro teatrale di Rebibbia, che animano l’opera fino a frantumarsi e mescolarsi dentro di essa.
Sono l’odore del carcere e il suo cielo terso, sono le sue storie che s’intrecciano una sull’altra, è la vita degli attori e la loro storia umana che irrompe sul palco e si mescola al sangue della storia.
L’opera shakespeariana esalta il dramma dei suoi personaggi e del loro contesto storico e in questo caso si carica della tragicità del carcere e si colora di antichi dialetti che illuminano di verità i primi tasselli del mosaico peninsulare e italico.
La bravura degli attori è di riuscire a condensare storia e opera teatrale con i ritmi secolari del carcere e le sue tragiche storie. Per qualche istante si ha la sensazione che la drammatica quotidianità del carcere si rifletta e si veda rappresentata nell’opera teatrale fino a confondere l’uno nell’altra e a farti pensare che un giorno di galera è intenso come gli attimi di recita.

La vita in carcere è dramma e teatro puro e come l’opera con i suoi attori e personaggi, anche l'universo carcerario “da tempo antico” recita la sua carica emotiva con voci urlate e con la stessa contemplazione artistica dell’attore navigato.
Il detenuto è sospeso dentro il suo dramma come l’artista nella sua opera e con eguali intensità entrambi si emozionano di pura realtà.
Nel caso di Cesare deve morire, si rappresenta un dramma multiforme: la congiura romana cavalca la storia e si diluisce attraverso i meandri del carcere in tanti rivoli che confluiscono nello spazio immenso della tragica commedia umana.
Ci sono attimi dell’opera che ci trascinano dentro il cuore profondo dell’Italia romana e imperiale fino a riportarci nel presente e nella attualità confusa tutta italiana.
La storia di un Paese si conosce bene se si conoscono le sue carceri, vecchie e nuove, di ieri e di oggi, e in Cesare deve morire c’è tanta storia dei nostri popoli e delle nostre galere.
Infine, un breve pensiero al personaggio Bruto che nell’opera appare come il più elastico: cavalca lodevolmente la trama teatrale, si arrampica sui personaggi che trasudano umana paura ed egual sicurezza e incarna il ruolo più politico e complesso dell’intera opera.


Cesare deve morire (IT 2012) di Paolo e Vittorio Taviani
con Cosimo Rega, Salvatore Striano, Giovanni Arcuri, Antonio Frasca,
Juan Dario Bonetti, Vincenzo Gallo, Rosario Majorana, Francesco De Masi,
Gennaro Solito, Vittorio Parrella, Pasquale Crapetti, Francesco Carusone
DVD Cecchi Gori Home Video