Stanlio e Ollio.

Quella sana tristezza dopo ogni risata

Da Charlie Chaplin a Bustor Keaton, da Harold Lloyd a Stanlio e Ollio. Il cinema comico di inizio Novecento continua ad affascinare il pubblico contemporaneo. Ecco perché
Luca Marcora

Anni fa la televisione, pubblica e privata, era solita proporre durante il periodo natalizio una gran quantità di pellicole comiche del cinema muto, con protagonisti Charlot, Buster Keaton, Harold Lloyd, Harry Langdon, Stanlio e Ollio… Da tempo queste pellicole sono quasi del tutto scomparse dai palinsesti, oppure relegate a orari improponibili; le costanti uscite in dvd di queste vecchissime pellicole testimoniano, invece, che riescono ancora ad attirare il pubblico contemporaneo. In cosa consiste questo fascino?
Il cinema cosiddetto slapstick è fondato sulla comicità derivante da una gestualità esagerata e volutamente ridicola; ricordate Celentano ne Il bisbetico domato (1980) che, per contraddire Ornella Muti, piange vedendo i personaggi delle comiche cadere? Il meccanismo comico è proprio svelato da questo ribaltamento e l’archetipo è la caduta rovinosa causata da una buccia di banana, evento tanto doloroso nella realtà quanto divertente sul grande schermo. Mack Sennett (1888-1960) è l’attore/regista che nella Hollywood degli anni ’10 codifica e perfeziona gli elementi strutturali di questo genere, così elencati da Gianni Rondolino nella sua Storia del cinema (ed. Utet): «Le fughe, gli inseguimenti, le «torte in faccia», il ritmo sincopato della narrazione, i lazzi».
Negli anni ’20 si andarono affermando, invece, attori e registi che, partendo da queste basi, portarono il genere comico ad una notevole maturazione, arricchendolo da un lato di una maggiore ampiezza narrativa che andava oltre - pur partendo da - la semplice articolazione causa-effetto tra la buccia di banana e l’inevitabile caduta, arrivando così alla scrittura di racconti complessi; dall’altro attingendo la comicità dal dramma quotidiano, con un realismo e un’analisi sociale assolutamente inedite rispetto al decennio precedente.
Il più famoso protagonista di questo cinema è Charlie Chaplin (1889-1977) che con il personaggio di Charlot crea una figura poetica universalmente nota: l’omino coi baffi, armato solo del suo bastone e del suo ingegno, è una figura solitaria, avversa a una società ingiusta, che puntualmente viene beffata e irrisa quando perde di vista l’uomo in favore delle regole. È una comicità che «prende a volte una piega amara anche perché è calata in una rappresentazione della realtà che non nasconde i lati negativi della società, la miseria la disuguaglianza, la violenza, la sopraffazione» (Rondolino).
Altra figura importante, ma formalmente più astratta, è quella di Buster Keaton (1895-1966), dal viso impassibile, perennemente in lotta con la realtà, specchio tragico della volontà di non adattarsi alle regole di un mondo sempre più disumano, con l’uomo confinato all’interno dei meccanismi di un’anonima massa, quella “folla” - per citare l’omonimo titolo di una pellicola del 1928 di King Vidor - che stava diventando il vero protagonista della società d’inizio ’900.
Oppure ancora Harold Lloyd (1893-1971), «degno rappresentante dell’America dell’età del Jazz» (Rondolino), sempre alle prese con avventure che mettono alla prova l’amore per la sua ragazza, o Harry Langdon (1884-1944), malinconico e ingenuo sognatore, simbolo questa volta dell’incapacità ad entrare in sintonia e adattarsi in quella società già messa a tema dagli altri autori.
Al periodo muto appartengono anche le prime comiche di Stan Laurel (1890-1965) e Oliver Hardy (1892-1957), meglio noti come Stanlio e Ollio, che però andranno sempre più affrancandosi dalla critica sociale, per creare una macchina umoristica perfetta, che troverà la sua consacrazione nel cinema parlato degli anni ’30, al fianco di altri maestri del nonsense e del virtuosismo linguistico come i fratelli Marx.
Questa rapida carrellata, che non permette di approfondire le poetiche di ciascun autore, vuole provare a rispondere alla domanda posta all’inizio: in cosa consiste ancora oggi il fascino di quelle vecchie pellicole mute? Forse proprio nel fatto che la risata suscitata da quei maestri non era mai gratuita, ma era allo stesso tempo divertimento e riflessione seria su una realtà attraversata da un profondo cambiamento, una comicità furiosa ma con le radici ben salde nel dramma. Si andava al cinema per ridere, ma si usciva sempre con un po’ di quella sana tristezza che faceva pensare. E che servirebbe ancora molto nel cinema di questi anni.

Le case editrici di dvd propongono un’ampia scelta tra i film comici del periodo muto, spesso anche in versioni restaurate e ricche di contenuti extra:
• Di Charlie Chaplin è fondamentale la collana pubblicata da Mk2/San Paolo Audiovisivi (ripubblicazione di quella già editata da Warner Bros) che propone i film classici: i cortometraggi - da Charlot Soldato (Shoulder Arms, 1918) a Il pellegrino (The Pilgrim, 1923) -, Il monello (The Kid, 1921), La febbre dell’oro (The Gold Rush, 1925), Il circo (The Circus, 1928), Luci della città (City Lights, 1931), Tempi moderni (Modern Times, 1936). DCult propone invece il cofanetto Charlot il vagabondo con la raccolta dei suoi più famosi cortometraggi degli anni ’10, mentre le origini dell’omino coi baffi sono documentate nel cofanetto Le comiche Keystone curato dalla Cineteca di Bologna, che propone i suoi primi 34 film.
• Di Buster Keaton sempre DCult offre due cofanetti (Buster Keaton - A rotta di collo e Buster Keaton - Faccia di pietra) con i suoi migliori cortometraggi; Ermitage propone invece i lungometraggi Le sette probabilità (Seven Chances, 1925) e Io e la boxe (Battling Butler, 1926), mentre General Video un doppio dvd con i capolavori Come vinsi la guerra (The General, 1927) e Io e… il ciclone (Steambot Bill Jr., 1928).
• Di Harold Lloyd sono imprescindibili i due cofanetti editi da Universal, di 5 dvd ciascuno, Harold Lloyd - The Definitive Collection, con in copertina la famosa immagine del protagonista appeso alle lancette dell’orologio in Preferisco l’ascensore (Safety Last!, 1923).
Harry Langdon non ha lo stesso fortunato trattamento dei suoi colleghi, ma sono pur sempre disponibili per Ermitage i suoi due film più famosi, diretti da Frank Capra, La grande sparata (The Strong Man, 1926) e Le sue ultime mutandine (Long Pants, 1927); mentre per DCult sono disponibili Una folla di tre persone (Three’s a Crowd, 1927) e Il cacciatore (The Chaser, 1928).
• Il periodo sonoro di Stanlio e Ollio è quello meglio documentato in dvd; degli anni del muto è disponibile per DCult il cofanetto in 4 dvd Compagni di risate, che raccoglie le pellicole girate tra il 1923 e il 1928.