L'ESTATE DI KIKUJIRO Il mare, l'infinito e la nascita di un'amicizia vera

Il piccolo Masao, rimasto solo con la nonna durante le vacanze estive, decide di andare a cercare la propria madre che non ha mai conosciuto. Ad accompagnarlo sarà l’improbabile Kikujiro, uno yakuza sbruffone dal cuore tenero…
Luca Marcora

Il volto di Kitano Takeshi, prima di diventare uno dei maggiori registi viventi, era già noto al pubblico italiano per essere apparso, con il nome d’arte “Beat” Takeshi, nel programma demenziale Mai dire Banzai, commentato dalla Gialappa’s Band. La sua vena comica riemerge nella storia di questo adulto un po’ sgangherato che lentamente si affeziona a quel bambino per il quale imbastisce, assieme ad altri occasionali ma non meno assurdi compagni di strada, giochi bizzarri per rendere speciali quei momenti ed aiutarlo ad affrontare la solitudine delle vacanze.
Nel cinema di Kitano «sembra di vedere le cose per la prima volta» (Alberto Pezzotta): questo stile particolare, che spesso coglie i personaggi solo nell’immobilità che precede o segue l’azione vera e propria – come nella scena del sasso contro il camion o in quella della rissa con i quattro yakuza –, è estremamente funzionale all’effetto delle gag che compongono la pellicola, ma soprattutto rende alla perfezione lo sguardo innocente del piccolo Masao che ancora non comprende del tutto le logiche del mondo adulto, ma ne coglie gli effetti.
La realtà mostrata dal maestro giapponese è spesso dolorosa. La violenza come modalità di rapporto, elemento costante nei suoi film, anche qui non viene negata – come nella sequenza forte, ma allo stesso tempo caricaturale, dell’“uomo cattivo” che porta via Masao nel parco, o come nelle visioni degli incubi che riflettono ciò che del mondo adulto il bambino non riesce a capire fino in fondo.
Ma se in capolavori come Violent Cop (1989) e Sonatine (1993) dominava una visione ultimamente nichilista e disperata del mondo, in Kikujiro si apre inaspettato lo spazio per la speranza e la gioia di vivere. Di fronte alla vastità del mare, Kikujiro rivede in Masao il proprio passato e la propria drammatica infanzia. Quel mare, sempre presente nei precedenti film di Kitano come simbolo di un infinito a cui tutti i suoi personaggi prima o poi si volgono in attesa di un cambiamento, questa volta non è il confine ultimo di un cammino che non può proseguire se non nella morte (Hana-bi, 1997), ma segna il vero punto di svolta del racconto e la nascita della vera amicizia tra i due.

L’estate di Kikujiro (Kikujirô no natsu, GIAP 1999)
di Kitano Takeshi
distribuzione BIM