La copertina del dvd <br>di <em>Europa '51</em>.

Se è da pazzi cercare un senso al dolore

Roma. Il giovane figlio di un industriale americano si suicida perché si sente trascurato. La madre Irene, per riempire il vuoto da lui lasciato, inizia ad aiutare i poveri nelle borgate, ma la sua famiglia comincia a pensare che sia impazzita…
Luca Marcora

Cosa può riempire il vuoto lasciato da una perdita? Qual è la risposta alla domanda di senso di fronte alla morte di un bambino? Rossellini, padre del neorealismo, dopo un paio di anni di silenzio da Francesco Giullare di Dio (1950), traccia il ritratto indimenticabile di una donna che sceglie volutamente di infrangere le regole della società per trovare una risposta al suo insopprimibile bisogno di significato: il suo vuoto esistenziale ha bisogno di essere riempito e la scoperta della realtà di una Roma ancora povera, di borgate dove la vita è vissuta a stento ma non senza dignità, diventano il terreno dove svolgere questa ricerca che si tramuta in un continuo tentativo di darsi agli altri per realizzare se stessa.
Sforzo volontaristico, o spinta missionaria di ispirazione religiosa; il muoversi di Irene tocca entrambi questi poli, in cerca della strada giusta, lungo la quale sperimenta anche l’incomprensione delle persone che le stanno attorno. Il supporto del cugino, giornalista comunista, che la sostiene nella sua scelta, contiene una prima riduzione del suo desiderio: la donna vorrebbe dare una “speranza” alle persone, ma per l’uomo si tratterebbe solo di una “coscienza” politica. Allo stesso modo il fervore religioso della donna viene subito rigettato da un prete incapace di uscire dagli schemi di una dottrina ridotta ad etica. È il trionfo del formalismo.
Vale la pena riportare qui le parole, estremamente dure, dello stesso Rossellini sul film: Ingrid Bergman «esemplifica il caso di una donna, una donna ricca, la quale, posta brutalmente di fronte alle proprie responsabilità della morte atroce del proprio figlioletto che si uccide rifiutando la vita, cerca di rassicurare se stessa chiedendo alla vita le giustificazioni che il suo bimbo non aveva voluto o potuto trovare. Ma poiché le chiede, queste giustificazioni, col linguaggio inconsueto della sincerità e dell’onestà, poiché le chiede perché davvero le vuole avere e non nell’interpretazione di comodo fornita dai partiti e dalle chiese ma nella loro realtà vera e durevole, ecco che cade in peccato mortale di non-conformismo: e la si giudica pazza a tutti gli effetti. Non riconosce la finzione dell’onestà come la riconoscono gli altri: dunque è pazza. Non accetta l’ipocrisia della carità interessata come l’accettano gli altri: dunque è pazza. Non si adegua alla convenzione dell’insincerità programmatica come vi si adeguano gli altri: dunque è pazza. Pazzo è chi è fuori dai partiti, pazzo è chi è fuori dalle chiese, pazzo è chi è fuori dai recinti del conformismo» (citato in «Europa ’51» e la tragedia del conformismo in R. Rossellini, Il mio metodo. Scritti e pensieri, a cura di A. Aprà, Marsilio, Venezia 1987, pp. 98-99).
Il bisogno di significato come patologia: il giudizio sulla società italiana d’inizio anni ’50 non poteva essere più duro.


Europa ’51 (IT 1952) di Roberto Rossellini
con Ingrid Bergman, Alexander Knox, Sandro Franchina, Ettore Giannini, Giulietta Masina
DVD: Dolmen Home Video