Di chi ci possiamo fidare?

Il regista Koreeda Hirokazu racconta la storia di quattro bambini abbandonati, all'improvviso, dalla madre. Rimasti soli, iniziano la ricerca di un volto, un segno o un legame che possa dar senso a una realtà che sembra non essere più positiva
Luca Marcora

«Maledetto l’uomo che confida nell’uomo», dice il profeta: ma è vero anche per un figlio rispetto alla propria madre? Quella madre che - quante volte l’abbiamo sentito dire - ragionevolmente non causerebbe mai il male del proprio figlio? Eppure il film di Koreeda Hirokazu dice che è possibile. O meglio: la storia vera, alla quale il film si ispira, è la tragica testimonianza che nemmeno il legame di sangue più forte - madre e figlio, carne della stessa carne - può bastare. Ma allora in che cosa si può confidare?

È questo che gli sguardi dei quattro protagonisti cercano per tutto il film. Il loro essere ancora bambini, innocenti, li pone nella posizione di domandarsi quale sia il senso di una realtà che ai loro occhi è ancora evidentemente positiva, una realtà della quale sono però privati (non possono infatti andare a scuola e allacciare amicizie perché ciò comporterebbe il dover dichiarare la propria esistenza) dall’egoismo di una madre indaffarata solo a cercare il proprio piacere. Akira, il più grande dei quattro - e in parte anche la secondogenita Kyoko -, comincia però ad assaporare la disillusione di un mondo che sembra non mantenere le sue promesse, pur cercando di proteggere i fratelli più piccoli, come quando si inventa dei finti regali per non far spegnere in loro la speranza che la madre prima o poi ritorni.

I quattro bambini offrono un’interpretazione assolutamente fuori dall’ordinario, che è valsa al quattordicenne Yagira Yûya, nel ruolo di Akira, l’inatteso premio per la migliore interpretazione maschile al Festival di Cannes del 2004; lo stile di Koreeda è volutamente documentaristico - luci naturali, macchina da presa a mano, come già nel precedente Distance (2001), inedito in Italia - senza però rinunciare a quello sguardo contemplativo dei suoi primi film - Maborosi (Maboroshi no hikari, 1995) e After Life (Wandâfuru raifu, 1998), anch’essi purtroppo inediti -, capace di soffermarsi sui volti e sui particolari trasfigurandoli in stati d’animo e in grido che la realtà sveli il suo vero significato.

Spiace che il DVD italiano non sia all’altezza del valore della pellicola a causa di una serie di errori che, pur non compromettendo irreparabilmente la visione, di certo non rendono giustizia alla ricerca visiva del regista (su tutti da segnalare l’errato formato dell’immagine, che taglia i lati del quadro cinematografico per adattarlo ad un banale formato televisivo); tuttavia la presenza di audio e sottotitoli italiani rendono questa l’unica possibilità per vedere, anche nel nostro paese, uno dei film più sconvolgenti degli ultimi anni.

Nessuno lo sa (Dare mo shiranai, tit. internaz. Nobody Knows, GIAP 2004)
di Koreeda Hirokazu
DVD: One Movie / O1 Distributrion