La copertina del dvd.

Storia di persone e di popoli

Una pellicola del 1972 esce a sorpresa in dvd. Riportiamo alcuni stralci della recensione pubblicata su "Litterae communionis" all'epoca dell'uscita nelle sale italiane. «Un film che colpisce per la verità di chi l'ha costruito e dei personaggi»
Luca Marcora

«Secondo Dio, con ogni probabilità, non sono altro che diavoli; per Satana, invece, possono rappresentare addirittura degli angeli»: si tratta dei lautari, musicisti vagabondi nella Bessarabia dell’800, protagonisti di questa pellicola del 1972 che a sorpresa viene pubblicata su DVD in un panorama editoriale sempre più arido per quanto riguarda il cinema proveniente dall’Est.
Di quest’opera appassionata che «prende i toni della ballata popolare» (Mereghetti) e li dipana lungo una storia dal «lirismo incandescente» (Morandini), grazie anche ad un ambiente che non resta sullo sfondo ma agisce come vero e proprio personaggio, vogliamo riportare ampi stralci della recensione che apparve sul Litterae communionis all’epoca dell’uscita nelle sale italiane, in quanto ancora oggi ci sembra cogliere il respiro epico e la bellezza della pellicola.

«Un canto dolce e amaro come la vita»

I Lautari, film di Emil Loteanu […] colpisce per la «verità» di chi l’ha costruito e dei personaggi che ci presenta, anzitutto il protagonista. Nella vicenda è vivo il senso della storia come storia di persone e di popoli. Il rapporto con il tempo e con le cose appare carico di stupore e di «verginità», come di un senso religioso. Nella Bessarabia della fine [dell’Ottocento], sottoposta al governo russo e dove moldavi e zingari vivono gli uni accanto agli altri con usi e mentalità diverse e senza mescolarsi, si svolge la storia di Toma Alistar (realmente vissuto) [Lunkevich], nato in una famiglia di «lautari», i «segnati per la musica» come da un destino inesorabile o da una vocazione «divina». Dalla giovinezza sino alla morte Toma seguirà questo destino con la tenacia di una adesione consapevole alla vita «dolce e amara» nello stesso tempo. Con la stessa tenacia «religiosa» Toma rimarrà legato oltre ogni misura all’affetto per Ljanka [Câmpeanu], la ragazza zingara che amava e che data in sposa a uno zingaro, come d’uso, non rivedrà mai più.
[…] Mentre in una situazione «premoderna» l’arte dei lautari è apprezzata e ben accolta da popolo e signori, con l’avvento delle mode culturali prese a prestito dall’occidente non sarà più così. Per i lautari la vita diventerà difficile e piena di stenti; pure non priva della capacità di gioia. A differenza di altri che cederanno, Toma morirà senza aver abdicato in nulla a se stesso e al proprio destino.
[…] Il lento procedere del carro dei lautari in tempi e stagioni diverse è come il legame che unisce il tempo, la storia, la gioia e il dolore in una pacificazione evidente nella personalità di Toma. Da qui il senso di una vita che comunque val la pena di essere vissuta, per la passione accesa da una scintilla divina. Dice una frase del film: «Cantami una canzone che sia dolce e amara insieme come la vita, e che giunga fino al profondo del cuore».

(Il testo integrale della recensione è reperibile su Litterae-communionis-CL, n. 1, gennaio 1978, p. 30)

I lautari (Lautarii, URSS 1972) di Emil Loteanu
con Sergei Lunkevich, Dumitru Hãbãsescu, Jenea Rolko, Galina Vodnyatskaya, Olga Câmpeanu
DVD: Mosaico Media