"Fabiola" di Alessandro Blasetti.

Porgere l'altra guancia? «Solo ad un nemico»

In una pellicola del 1949, il regista Alessandro Blasetti riporta alla Roma imperiale e all'impatto del cristianesimo sulla società pagana. Una testimonianza della presenza della Chiesa nei primi secoli. Con anche un piccolo sguardo ironico
Luca Marcora

«Desiderio di verità, desiderio di liberazione e di salvezza, desiderio di santità, ecco i grandi motivi della conversione cristiana durante i primi secoli» (Gustave Bardy). Il cinema, fin dalle sue origini, ha tendenzialmente sfruttato l’antica Roma per imbastire enormi kolossal nei quali la storia era solo un pretesto per grandi e redditizi spettacoli. Pellicole come Quo vadis? di Mervyn LeRoy (1951) o La tunica di Henry Koster (1953) puntano esclusivamente alla dimensione esteriore, relegando a semplice spunto melodrammatico l’impatto del cristianesimo sulla Roma pagana. Ci sono però anche pellicole che, vuoi per una ricostruzione storica più attenta, o per un intento più didattico, affrontano con serietà il tema della conversione al cristianesimo nell’Impero romano: esempi ne sono lo sceneggiato televisivo Atti degli apostoli (1969) di Roberto Rossellini (inspiegabilmente ancora assente in dvd), o L’inchiesta di Damiano Damiani (1986), fino ad un insospettabile peplum come Costantino il grande - In hoc signo vinces (1961) di Lionello de Felice, forse uno di più curati esempi di kolossal storico all’italiana.

Tra questi, Fabiola di Alessandro Blasetti è il primo grande sforzo produttivo dell’Italia del Dopoguerra e va direttamente a collegarsi, in piena stagione neorealista, ai fasti di quel cinema muto italiano degli anni dieci, che tanto aveva influenzato quello hollywoodiano coevo. Tratto dal romanzo storico Fabiola o la Chiesa delle catacombe, scritto nel 1854 dal cardinale Nicholas Wiseman, la pellicola, prodotta dalla cattolica Universalia Film, è dedicata «agli offesi, ai perseguitati, alle vittime di ogni violenza».

Durante l’ultima persecuzione, scatenata dopo l’editto di Diocleziano del 303, si svolge la vicenda dell’amore e della conversione dei due protagonisti: il gladiatore Rhual e la nobile Fabiola. Tuttavia, sono i personaggi di contorno il vero interesse del film: nell’incontro con i cristiani, normali uomini e donne alle prese con le rispettive occupazioni, la risposta al desiderio di verità, di liberazione, di salvezza e di santità assume innanzitutto la forma di uno sguardo nuovo sull’uomo, capace di affermare il valore dell’altro, nonostante i suoi limiti ed il suo male. È ciò che accade alla schiava Sira (Cegani), che accusa ingiustamente i cristiani dell’assassinio di Fabio, ma si converte dopo aver conosciuto il centurione Sebastiano (Girotti), che, invece di giudicarla, la lascia libera senza pretendere nulla in cambio. È ciò che motiva le parole della giovane Letizia (Sapienza) di fronte alla cattiveria di Corvino (Interlenghi), il figlio del procuratore Galba (Ninchi): «Bisognerebbe trattarlo diversamente, fargli vedere che si ha fiducia in lui, volergli bene». C’è anche spazio per uno sguardo ironico verso i vecchi amici di una vita. Il veterano Quadrato (Cervi), padre di Letizia, ha un suo modo per identificare un cristiano: schiaffeggiarlo, cosicché questi porga l’altra guancia. Ma quando prova con il maestro Cassiano (Silvani), di cui ancora non conosce la conversione, questi gli restituisce lo schiaffo sorridendo: «Ad un nemico si deve presentare l’altra guancia, ma… ad un amico no!».

Due personaggi in particolare documentano quanto la fede cristiana sia una rivoluzione radicale e drammatica. Uno è Fabio Severo che, in fin di vita, pronuncia il nome di Cristo; lui che, poco prima di essere assassinato, aveva confessato alla figlia Fabiola: «Quando pronuncio il nome di Giove, sento che pronuncio solo due sillabe e niente di più». L'altra è Letizia, la quale al padre, che per salvarla dal circo vorrebbe farle negare di essere cristiana, risponde con il segno della croce: «Vedi papà, io non sono che una goccia di questo fiume. Puoi fermare me soltanto. Io sono cristiana, papà, come puoi volere che lo neghi?». È in dettagli come questi che il film di Blasetti si mostra non solo un grande spettacolo, ma soprattutto un sincero atto di testimonianza verso quegli uomini e quelle donne che hanno permesso che il fiume di Cristo potesse giungere fino a noi oggi.


Fabiola (IT/FR 1949) di Alessandro Blasetti
con Michèle Morgan, Henri Vidal, Michel Simon, Louis Salou, Elisa Cegani, Massimo Girotti, Gino Cervi, Paolo Stoppa, Carlo Ninchi, Franco Interlenghi, Aldo Silvani, Goliarda Sapienza, Sergio Tofano
DVD A&R Productions