<em>Will Hunting</em> di Gus Van Sant.

«A meno che tu non voglia parlarmi di te»

Will Hunting, orfano, dal passato turbolento e un presente da ribelle. Ma con un'intelligenza prodigiosa. Dopo l'ennesima bravata è costretto a vedere uno psicologo per rimanere in libertà, ed è qui che incontra Sean...
Luca Marcora

«Se ti chiedessi sull’arte probabilmente mi citeresti tutti i libri di arte mai scritti… Michelangelo. Sai tante cose su di lui. Ma scommetto che non sai dirmi che odore c’è nella Cappella Sistina. Non sei mai stato lì con la testa rivolta verso quel bellissimo soffitto». In queste battute c’è il seme che permetterà allo psicologo Sean di penetrare nella mente e nel cuore del ribelle Will, un giovane genio, di quelli che nascono una volta ogni cento anni, ma che di questa sua genialità non vuole proprio saperne.

Nel tempo libero legge continuamente, memorizzando nozioni che gli torneranno utili per difendersi da solo nei processi o per ridicolizzare studenti troppo esuberanti. In fondo Will usa la sua prodigiosa memoria come uno scudo per non compromettersi mai con la realtà e le persone che gli stanno intorno; come accade con Skylar, una studentessa di chimica incontrata per caso che si innamora veramente di lui, ma con la quale ad un certo punto taglierà i ponti per paura dell’imprevedibile futuro. Ma perché?

Will è orfano, maltrattato dal padre adottivo, tradito da chi avrebbe dovuto prendersi cura di lui. Nel suo cuore c’è la paura di essere abbandonato dalle persone nelle quali ripone la sua fiducia. Will non accetta questo rischio e perciò gioca sempre sulla difensiva. Certo, ha tre amici con i quali passa le serate, ma con loro si sente al sicuro, protetto, perché lo conoscono già e per questo non è costretto a doversi rivelare ulteriormente con loro.

Eppure, anche se all’apparenza non sembra, non sono amici banali, perché anche loro non vedono l’ora che Will faccia il grande passo, esca da questo isolamento e cominci ad impugnare la propria vita e il suo dono. È quello che vorrebbe anche il professor Lambeau, quando scopre il suo talento: ma il luminare della matematica finisce con il paragonarsi a lui, sentendosi un fallito al confronto, così da proiettare su di lui la sua pretesa di rivincita che lo allontana sempre di più.

Will ostacola e deride gli psicologi con i quali è costretto a confrontarsi per poter rimanere in libertà. Solo con Sean, vecchio compagno di università di Lambeau - con il quale forse qualche conto non è mai stato saldato -, riuscirà, non senza fatica, ad aprirsi, a fidarsi di lui.

Perché Sean non lo tratta innanzitutto come un paziente, ma lo guarda come uomo e gli chiede di tirare fuori quello che lui ostinatamente continua a nascondere. E lo fa raccontando di sé al ragazzo, parlandogli della moglie morta di cancro pochi anni prima, della botte prese - come lui - dal padre alcolizzato. Condividendo la sua vita con lui. «Nessuno può comprendere ciò che hai nel profondo», gli dice Sean. «Ma tu hai la pretesa di sapere tutto di me perché hai visto un mio dipinto e hai fatto a pezzi la mia vita. Sei orfano giusto? Credi che io riesca a inquadrare quanto sia stata difficile la tua vita, cosa provi, chi sei, perché ho letto Oliver Twist? Basta questo ad incasellarti? Personalmente, me ne strafrego di tutto questo, perché, sai una cosa, non c’è niente che possa imparare da te che non legga in qualche libro. A meno che tu non voglia parlare di te. Di chi sei. Allora la cosa mi affascina. Ci sto. Ma tu non vuoi farlo… vero, campione? Sei terrorizzato da quello che diresti».

Tutta la sapienza dei libri da sola non basta per conoscere e far cambiare la persona che hai davanti: perché è solo la condivisione di un’esperienza che può far rinascere, autentico, il desiderio di una vita nuova.

Will Hunting - Genio ribelle (Good Will Hunting, USA 1997) di Gus Van Sant
con Matt Damon, Robin Williams, Ben Affleck, Minnie Driver, Stellan Skarsgård, Casey Affleck, Cole Hauser, Scott William Winters
DVD Miramax