"Un uomo per tutte le stagioni" (1966),<br> di Fred Zinnemann.

Servi di sua maestà, servi di Dio

Enrico VIII, Anna Bolena, la rottura con la Chiesa. "Un uomo per tutte le stagioni" di Fred Zinnemann mette in scena l'Inghilterra del 1500 alle prese con la Riforma. E il divario tra seguire la propria coscienza o la ragion di Stato
Luca Marcora

Nell'Inghilterra del 1500 il re Enrico VIII (Shaw) vuole divorziare dalla moglie Caterina d’Aragona e sposare Anna Bolena per avere così degli eredi, ma per far questo deve rompere con la Chiesa di Roma. Sir Thomas More (Scofield), uomo integerrimo e convinto cattolico, si rifiuta di assecondarlo, mettendo a repentaglio non solo la propria carica nel Regno, ma anche la vita stessa…

Enrico VIII si è appena proclamato capo supremo della Chiesa d’Inghilterra, imponendo a tutto il clero di riconoscere questo suo atto e di sottomettersi senza alcuna esitazione. Il duca di Norfolk (Davenport) si reca da Thomas More che si è dimesso dalla carica di Lord Cancelliere: questi ha cercato di dissuadere il re dal prendere questa decisione sconsiderata, dettata unicamente da calcoli di potere, ma non è riuscito a convincerlo e per questo rinuncia al suo incarico che, tra i vari uffici, prevede anche quello di Keeper of the King’s Conscience, "custode della coscienza del re". Norfolk, ritirato il collare di Cancelliere dalle mani dell’amico, cerca di capire le ragioni di questo suo passo. Tra i due si svolge un dialogo fondamentale, apparentemente bizzarro con quei ragionamenti che sembrano solo dei tranelli di logica fatti apposta per contraddire l’altro. In realtà More, fine avvocato, vuole mostrare a Norfolk le contraddizioni tra il seguire la propria coscienza e il seguire la ragion di Stato, stando però bene attento a non dire una parola di troppo che possa dare ragione a chi lo vuole incriminare come traditore del regno.


Norfolk: «Insomma Thomas, fammi capire. Perché ad essere sincero, a me questa sembra essere viltà».
More: «Va bene, ti spiego. Questa non è una riforma, questa è guerra contro la Chiesa. Il re ha dichiarato guerra al Papa perché lui si rifiuta di proclamare che la nostra regina non è sua moglie».
N.: «E lo è? Lo è?».
M.: «Ho la tua parola che quanto ti dico resterà fra noi due?».
N.: «Ma s’intende!».
M.: «E se il re dovesse ordinarti di dire quello che ti avrò detto?».
N.: «Manterrò la mia parola».
M.: «E allora che cosa vale il tuo giuramento di obbedienza al re?».
N.: «Ma che, mi fai i tranelli?».
M.: «No. Ti ricordo i tempi».
N.: «Va bene. Noi siamo in guerra con il Papa. E il Papa è un sovrano, no?».
M.: «Lo è. Ed è anche il successore di San Pietro, che ci ricollega a Cristo».
N.: «Questa è la tua opinione. E comprometti tutto quello che hai, compreso il rispetto per la tua patria, per una opinione?».
M.: «Perché quello che conta è che io credo questo, o meglio, no: non che io credo questo, ma che “io” lo credo. Spero di essere stato poco chiaro».
N.: «Pochissimo!».


In questo dialogo tratto dalla bella sceneggiatura di Robert Bolt (adattamento dell’omonima pièce teatrale scritta dallo stesso autore) c’è tutto il senso del film e della vicenda umana di san Thomas More: quell'"io" sottolineato con forza è l’io di un uomo certo, per il quale l’unica cosa che davvero importa è non perdere il legame con Cristo, legame che ultimamente passa attraverso il Papa di Roma. Il resto è solo calcolo, opportunità o strategia politica. Eppure questa certezza sembra così fragile, persino inutile di fronte ai fatti che accadono: More verrà giustiziato, la rottura tra la l’Inghilterra e Roma sarà irreparabile e per la ragion di Stato verrà annientato anche chi una volta era amico pur di mantenere intatto il potere dominante. A cosa è servito allora il sacrificio di sir Thomas?

«Io muoio convinto di aver servito bene Sua Maestà, ma Dio prima di lui». Sono le ultime parole di More prima di essere decapitato: le parole di un uomo che ha rinunciato a prendere tutto il mondo per non perdere se stesso.


Un uomo per tutte le stagioni (A Man for All Seasons, UK 1966)
di Fred Zinnemann; con Paul Scofield, Wendy Hiller, Leo McKern, Robert Shaw,
Orson Welles, Susannah York, Nigel Davenport, John Hurt, Corin Redgrave, Colin Blakely.
dvd Sony Pictures