Ci voleva coraggio per rivisitare la vicenda storica di santa Maria Goretti che, undicenne, «si difese da una tentata violenza, fu massacrata orrendamente e assurse a simbolo di un’Italia povera ma onesta, secondo una retorica spesso facile e strumentalizzatrice».

Come scrive Davide Rondoni nella postfazione: «Occorreva qualcosa che ci riavvicinasse alla storia di questa ragazzetta con occhi nuovi, con mente e cuore nudi. Non era facile, occorreva uno scrittore non solo di grande talento ma anche di grande coraggio». Aurelio Picca ha raccolto la sfida, scrivendo Capelli di stoppia.

La sua scrittura si appaia alla scabra semplicità dei fatti e dei caratteri, senza voler prevaricare: Maria «era una bambina come tante in una Italia cancellata da anni di volgarità» ma, diversamente da tante altre, chiedeva il corpo di Cristo, voleva sentirlo suo, voleva che l’abbracciasse, avvertiva che il suo tempo in terra si sarebbe esaurito in fretta.

E il 16 giugno 1901 riceveva la Prima Comunione. Possiamo osservare che la tensione alla santità precede la tensione all’integrità, che la preferenza per Gesù domina nel cuore della giovane ragazza. Al punto tale che abbraccia anche chi le ha fatto del male. Al confessore dice del suo assassino: «Lo perdono Alessandro. Lo perdono per amore di Gesù. E voglio che venga con me in Paradiso».

Picca mette bene in evidenza che si diventa santi amando Cristo e annienta, grazie a ciò, decenni di banalizzazioni, di irrisioni. Tocca anche, attraverso la vicenda di Maria, un problema scottante: il corpo delle ragazzine che, attualmente, è in pasto ai pubblicitari, registi, produttori televisivi. In pasto a una specie di generale, allegra, spensierata lascivia.


Aurelio Picca
Capelli di stoppia
San Paolo
pp. 128 - € 12