La copertina del libro.

«La vita è penetrando nel profondo»

Dal Medio Oriente all'America Latina. Con dieci reportage Kapuscinski racconta le storie di quei giovani rivoluzionari che si sono opposti a una dittatura. Immedesimandosi con le vicende di ogni personaggio...
Fabrizio Rossi

Tra i partigiani del Mozambico. In un campo di palestinesi. Nei palazzi del potere in Guatemala... Ovunque si trovasse, il reporter polacco Ryszard Kapuscinski era uno che entrava dentro. Dentro alla realtà che descriveva, dentro alla vita di chi incontrava. Perché per raccontare qualcosa, bisogna parteciparvi: «Il nostro non può essere un mestiere per cinici», diceva: «Non puoi far giustizia al dolore di una madre davanti al figlio morente se non muori un po’ anche tu».
I dieci reportage raccolti in Cristo con il fucile in spalla, finora inediti in Italia, ne sono una prova. Quando nel ’75 sono usciti, sono stati subito un successo. Dal Medio Oriente all’America Latina, il giornalista scomparso nel 2007 dà voce a giovani rivoluzionari che, negli anni Sessanta e Settanta, si sono opposti alla dittatura. Senza scadere nella retorica né giustificare la violenza. Ma mettendosi nei panni di chi ha davanti, per esempio dei soldati sulle alture del Golan: «Per quanto terribile sia il nemico, ne esiste un altro ancora più tremendo: la solitudine di fronte alla morte. Il soldato non può stare solo, il soldato non resiste a sentirsi un condannato, a sapere che in quello stesso momento uno dei suoi fratelli gioca a domino al caffè... Ha bisogno di sentire che quello che fa è necessario e importante per qualcuno, che gli altri lo guardano, lo aiutano, stanno al suo fianco».
Con l’attenzione di chi coglie un mondo anche nel segno più piccolo: «Gli scarponi sono bollettini di guerra... Gli sciuscià che ridanno lustro agli scarponi militari sanno tutto della guerra. Scarponi ricoperti da un chilo di polvere: la lotta è stata dura. Scarponi solo leggermente impolverati: fronte tranquillo. Scarponi bagnati, come ripescati dall’acqua: i fedayin combattono sull’Hermon, dove c’è neve».
Così documenta la fucilazione nel Salvador del guerrigliero Victoriano Gómez («in tv, perché tutti vedessero la morte a distanza ravvicinata»), il sequestro dell’ambasciatore tedesco in Guatemala, gli attentati in Israele. Per vincere l’indifferenza di chi, in poltrona, nelle città europee è più preoccupato del costo della carne che di tutte quelle morti in luoghi impronunciabili: «Oggi si parla molto della lotta contro il rumore, mentre è molto più importante combattere il silenzio. Nella lotta al rumore è in gioco la pace dei nervi, nella lotta al silenzio la vita umana». Come ha scritto Kapuscinski in una sua poesia (sì, il reporter d’assalto amava anche comporre versi): «La vita è penetrando nel profondo».

Ryszard Kapuscinski
Cristo con il fucile in spalla
Feltrinelli
pp. 192, € 15