La copertina del libro.

L'emancipazione per donne senza paura

"Sposati e sii sottomessa": una raccolta di lettere di amicizia sulla vocazione matrimoniale. Dietro al titolo provocatorio, tra tachipirina, smalto e lavoro, ci sono storie di «chi sta sotto e regge il mondo»
Ines Maggiolini

Irritante. La prima sensazione, a leggere il titolo, è netta: mi fa innervosire. Almeno così accade a me, che ho detto sì, davanti a Dio, oltre venticinque anni fa. Sposati e sii sottomessa è quanto di più lontano vi possa essere, in tema di amore e matrimonio, dalla cultura dominante, ovvero da quella che ci è penetrata nei polmoni insieme con l’aria che respiriamo. È vero, il Vangelo, almeno una volta l’anno, ci ripropone il messaggio paolino sul matrimonio, ma gli stessi preti si esercitano a smussare, mitigare, diluire il cuore di questo messaggio. Invece Costanza Miriano fa l’esatto opposto e non a caso si rivolge a “donne senza paura”. Sì perché, superata l’irritazione iniziale, ci vuole del coraggio a scegliere la strada indicata dall’autrice. Per 248 pagine, sotto forma di lettere ad amiche ed amici, descrive la convenienza umana dell’obbedienza leale e generosa e della sottomissione nel matrimonio. Perché, spiega, «sotto si mette chi è più solido e resistente, perché è chi sta sotto che regge il mondo».
Non è né vuole essere una riflessione teologica, neppure un trattato sociologico: è solo un’amica che racconta verità scritte nel nostro cuore, anche se spesso trascurate e neglette. E cioè che maschio e femmina sono diversi, l’uno incarna la guida e l’autorità, lei il servizio e l’accoglienza, a cominciare dai figli che Dio vorrà concederle, che sposarsi significa iniziare un’avventura destinata alla felicità, ma non estranea alla fatica e al sacrificio, che la maternità è la prima vocazione, anche se non l’unica, della donna.
Riflessioni che spuntano fra un «dosaggio di Tachipirina» e l’insopprimibile «necessità di una cabina armadio», dallo smalto Chanel alla borsa all’ultima moda. In fondo è una nuova forma di emancipazione quella perseguita da Costanza Miriano, se è vero che emancipazione ha a che fare con libertà. E allora si giudicano i tempi e le condizioni di lavoro («si parla solo di aumentare gli asili nido, mai di politiche di vera flessibilità» o ancora «servono dei cospicui assegni familiari, o il famoso quoziente»), la scuola e l’emergenza educativa, il rapporto fra carriera e potere («una donna è accogliente e il comando ha altre logiche»).
La fede, la dottrina cristiana sul matrimonio si vivificano nell’esperienza quotidiana, tanto da poter dire all’amica Margherita: «È Luigi la via che Dio ha scelto per amarti, ed è lui la tua via per il cielo… La nostra vocazione, qualunque sia, è sempre per farci felici».

Costanza Mirano
Sposati e sii sottomessa

Vallecchi, Firenze 2011
p. 258
12,50€