La copertina del libro.

Se quel padre resta solo un segno

Nel suo ultimo libro lo psicanalista lacaniano Massimo Recalcati parla della dissoluzione del padre-normativo. La risposta starebbe sì nella presenza di un padre vivente. Ma in quelle pagine rimane solo come funzione, immerso tra simboli
Luigi Ballerini

Cosa resta del padre? Si chiede Massimo Recalcati, psicoanalista lacaniano. Nel suo nuovo libro affronta il tema della dissoluzione del Padre-normativo e la sua coincidenza con ciò che definisce il trionfo capitalistico dell’oggetto-merce; quello che ci spinge a cercare un godimento insaziabile e per questo sempre insoddisfacente. La soluzione identificata dall’autore consiste nel darsi nuovamente del desiderio, ma perché ciò accada - ci segnala - è necessario che torni ad esserci Legge.
Diamo merito a Recalcati di aver portato in libreria non una teoria riservata agli specialisti, ma un tema quotidiano che riguarda anche le famiglie di oggi, caratterizzate dalla dissolvenza degli adulti, come indicato nel libro. Tuttavia, se lodevole è l’intento, non convince la conclusione, soprattutto per una sorta di contraddizione interna al discorso. Da un lato alla domanda del titolo viene fornita una risposta precisa: «Ciò che resta è il padre come vivente, come incarnazione singolare del desiderio nella sua alleanza con la Legge». Quindi, sembrerebbe, un padre reale, vivente appunto.
Dall’altro il tentativo di superare il simbolico, ambito proprio del suo maestro Lacan, non risulta pienamente riuscito: questo padre resta pur sempre una funzione «che custodisce il vuoto, il non sapere», così come l’eredità «non è fatta tanto di cose, ma di significanti… Non è decisivo cosa si possa ereditare, ma che vi sia eredità simbolica».
Stride in particolar modo il paragrafo Elogio del fallimento: «La psicoanalisi tesse l’elogio del fallimento… Per fare lo psicoanalista bisogna amare le cause perse… La giovinezza è il tempo del fallimento perché la via autentica della formazione è la via del fallimento».
Un’altra voce, quella di Giacomo Contri, da anni ha invece congiunto indissolubilmente padre ed eredità, legandoli al concetto di successo. Opposto al fallimento. «Padre», scrive Contri, «è il nome del principio, con esistenza personale o meno, di eredità cioè di acquisizione legittima di un bene, anzi di ogni bene. Padre designa la non obiezione di principio a qualsiasi profitto ottenuto grazie al lavoro su qualsiasi materia prima, avente conclusione grazie a un partner».
Ecco allora cosa resta davvero del padre: il legame indissolubile col reale divenuto finalmente ereditabile; una legge sì, ma amica del pensiero e capace di orientare il moto del soggetto per un profitto, ottenuto sempre nella partnership che ne consegue.

Massimo Recalcati
Cosa resta del padre?
Raffaello Cortina editore
14 €