La copertina del libro.

Dylan on the road: diario di una passione rock

Un giornalista appassionato racconta trentacinque anni di concerti inseguendo l'uomo attraverso l'artista. Tra viaggi impossibili, security e backstage un libro anche per chi non conosce il cantautore americano
Walter Muto

Da quel pomeriggio dell’autunno 1976 in cui Paolo Vites ha ascoltato per la prima volta una canzone di Bob Dylan è cominciata una continua ossessione, come lo stesso autore riconosce introducendo il libro. E questo lavoro (l’ennesimo di Vites sul cantautore statunitense) insegue l’ossessione in una maniera non usuale: un reportage, un diario dei concerti di Dylan che Paolo ha visto dal vivo.
È un vero e proprio diario di bordo: sicuramente è presente la puntuale descrizione delle varie versioni delle canzoni, delle cover eseguite, dei rapporti personali del cantautore con altri artisti (per esempio la morte dell’amico George Harrison) e la cronaca di alcuni concerti davvero memorabili ed altri meno. Ma questa potrebbe essere considerata roba per esperti, per maniaci addirittura. Io che maniaco di Dylan non sono, ho letto il libro con grande interesse e piacere, perché quello che ne emerge, accanto ed oltre alla cronaca musicale, è un affresco vivace di tutto il carrozzone che sta intorno ad una rockstar, ed insieme a ciò il fatto che la rockstar in questione è un uomo, un uomo vero, come tanti artisti alla ricerca della Bellezza, e in fondo in fondo anche della Verità. Insieme a tutto questo – che è già molto – una serie di pennellate qua e là contestualizzano i concerti rispetto al momento storico in cui si svolgono. Il tutto, infine, è passato attraverso una lente personale, quella dell’esperienza vissuta dall’autore, veramente, non per sentito dire o per interposta persona.
E così, fra viaggi impossibili e personaggi della security diventati amici, biglietti venduti due volte e risse sotto il palco, backstage e musicisti di livello mondiale, il diario rock si snoda, dal 1976 ai giorni nostri. Trentacinque anni di cavalcate dietro alla ricerca del bello. Viaggio che, fra parentesi, comprende anche un concerto davanti al Papa.
La prefazione di John Waters e le tre chicche finali di tre autorevoli colleghi di Dylan impreziosiscono ancora di più un libro già ricco, che può essere letto quasi come un romanzo on the road, in cui però tutto quello che è descritto è accaduto. E a chi ha un minimo di curiosità musicale si accenderà la voglia di andarsi a cercare quelle versioni, quella magia, quella spasmodica ricerca di senso e di bellezza. A me è accaduto.

Paolo Vites
Un sentiero verso le stelle. Sulla strada con Bob Dylan
Pacini Editore, € 18