"Io sono zero" di Luigi Ballerini.

Qualcosa di più profondo, anche del 3D

Mondo reale e realtà virtuale si osservano l'un l'altra nell'ultimo romanzo di Luigi Ballerini, "Io sono zero". L'avventura di un ragazzino alla scoperta di una natura che ritorna a bussare alla porta dei nostri sensi, della nostra intelligenza e libertà
Elena Ugolini

«L’aria, ho capito: è quella che mi distrugge. Quanta ce n’è! Un’immensità, tanta da affogarci dentro. Finirò esattamente come quelli del sottomarino, imprigionato dentro un oceano d’aria che arresta il respiro e soffoca. Nessuno mi verrà a recuperare. Morto soffocato d’aria». È il protagonista del libro che svela fin dalle prime pagine la chiave di un racconto in cui tutto quello che sembra “naturale” va riconquistato perché “naturale” non lo è più.

Io sono zero è la storia di un ragazzo cresciuto in un mondo parallelo dove è stato addestrato a combattere con i droni. Quattordici anni vissuti senza abbracci, sapori, colori, senza poter mai soffrire il freddo o il caldo, la fame o la sete, in uno spazio costruito per diventare capaci di affrontare situazioni sempre più complesse, passando da un livello di difficoltà ad un altro, come in un grande videogioco. Di più sulla trama di questo libro sarebbe sbagliato dire, perché toglierebbe la sorpresa e il senso di una storia che aiuta riscoprire la differenza tra un abbraccio virtuale ed un abbraccio reale, tra un cielo visto su di uno schermo 3D ed un cielo vero che si apre sulla propria testa, tra il sapore di un biscotto liofilizzato e quello di un biscotto appena uscito dal forno, tra un’aria condizionata e un’aria fresca e pungente trapuntata da fiocchi di neve.

Può essere una storia piena di provocazioni per giovani nati davanti ad un display e un’occasione per far nascere un po’ di domande in adulti distratti da mille pensieri. È possibile cancellare l’io anche se fosse “sintetizzato” in una provetta? Il desiderio, il cuore, la capacità di riconoscere il bello, il buono, il vero è veramente indelebile? Fino a che punto un certo modo di vivere può atrofizzare queste “capacità” fino a renderle quasi inesistenti? È possibile azzerare il desiderio di amare e di essere amati, quel desiderio tutto carnale di sentire, toccare, stringere, gustare? È vero che l’attrattiva del “reale” anche per i nativi digitali è più forte di quella che può essere esercitata dal virtuale? Quanti bambini “veri” non hanno mai fatto l’esperienza di un cielo stellato, non hanno mai raccolto un lampone pungendosi con le spine, non hanno mai messo «le mani in pasta». Quanti bambini “veri” si sono sentiti soli e abbandonati da adulti preoccupati della loro formazione, o, meglio, del loro addestramento, in vista di un ruolo che dovranno ricoprire in uno spazio a due dimensioni costruito per loro. Quel tempo e quello spazio senza la profondità del destino e del senso, senza la presenza di quell’imprevedibile carnale che aiuta la libertà a non spegnersi per la comodità di seguire strade comode, perché già tracciate come un video game. Questo libro è prezioso, perché aiuta chi lo legge, grande o piccolo che sia, a fare l’esperienza del respiro che rinasce quando la realtà ricomincia a bussare la porta dei nostri sensi, della nostra intelligenza e della nostra libertà.

Luigi Ballerini
Io sono Zero
Castoro Editore, 2015
pp 184 - 15,50€