Tutto ciò che resta di quel "per sempre"

"Scritto sulla mia pelle" è la storia di una famiglia che si spezza. Due genitori che si separano e un figlio, Stefano, che fa di tutto perché ritornino insieme. Ma entra in scena Elisa, compagna di classe. E il dolore inizia a trasformarsi in speranza
Flora Crescini

«Un giorno tua madre si gira dopo aver parlato con papà e cambia espressione. È questione di un attimo. Come se per una frazione di secondo si togliesse una maschera che poi torna subito al suo posto. È quello il momento in cui qualcosa comincia a traballare. È l’istante preciso in cui scopri di non essere al sicuro da nessuna parte»; in quell’attimo preciso è avvenuta la separazione momentanea dei due genitori. Mamma va a stare dalla zia, dopo aver scoperto che il padre ha una relazione con una collega.

La storia è raccontata dal figlio maggiore, Stefano, un ragazzo come tanti, jeans e cuffie sempre alle orecchie. La vicenda familiare porta in superficie quel cuore che tante volte viene seppellito sotto una valanga di distrazioni. Stefano non può concepire che suo padre e sua madre vivano separati. Diverse persone gli dicono che, in fondo, la cosa è normale. Non per lui però: «È questo normale che mi fa star male». Una sera vede il filmato del matrimonio dei suoi genitori, il padre che mette l’anello al dito alla madre, e tutti e due che dicono «per sempre»; purtroppo «io e Paolo (il fratello più piccolo) siamo tutto quello che resta di quel per sempre». Se finisse qui, sarebbe una considerazione terribile, ma Stefano non si arresta e prosegue: «È già qualcosa e farò in modo che non si rovini». Infatti, pur nella volubilità tipica dei giovani, Stefano fa di tutto perché i genitori ritornino insieme: lo fa per loro e per sé. Sente ciò come esigenza insopprimibile.

Insieme a questa si intreccia la storia del rapporto di Stefano con Elisa, sua compagna di classe: una ragazza che la vita la conosce nei suoi aspetti luminosi e dolorosi. Il rapporto con Elisa diventa per lui il punto propulsivo per guardare con occhi diversi sia il padre che la madre e per tirare fuori il meglio di sé, pur nell’incertezza della situazione familiare. Il lieto fine del libro non è l’immediata riunione dei due genitori, anche se la strada è stata aperta dal figlio. È, invece, il rapporto affettivo tra Stefano ed Elisa: quel ragazzo come tanti, attraverso la vicenda dei suoi genitori, ha compreso molto: le ragazze non sono un oggetto da consumare, la vita non è una fregatura (come il cugino gli dice) e, nonostante le vicende dolorose della sua famiglia, il cuore batte quando, accorgendosi di voler bene, spera che sia per sempre. «Le circostanze più dolorose della vita non si possono portare se non alla presenza di un grande amante», ha detto qualcuno. Il rapporto tra Elisa e Stefano ne è la prova.

Il romanzo è scritto al tempo presente: come se il passato fosse inguardabile e come se lo stesso presente avesse innalzato mura tanto alte da non poter guardare oltre. Ed è il presente del dolore che impietrisce. Ma proprio dentro questa gabbia si apre il punto di fuga che permette a Stefano di non perdere la speranza.

Pietro Vaghi
Scritto sulla mia pelle
Salani editore
pp. 314 - € 14,90