La copertina del libro.

La paternità di cui c'è bisogno

In libreria l'ultimo libro dello psicoanalista Claudio Risé. A tema la figura del padre, essenziale «per vivere, e imparare ad amare ed essere amati». Eppure oggi «assistiamo tristemente alla sua evaporazione». Le conseguenze? Si vedono sui figli
Flora Crescini

«La madre è indispensabile per nascere, ed entrare nella vita; il padre per crescere ed entrare nel tempo e nella storia. Entrambi per vivere, e imparare ad amare ed essere amati», scrive Claudio Risé nel suo bel libro Il padre, libertà dono, con prefazione di Pietro Barcellona. Sembrano verità lapalissiane, ma non tanto, poiché, oggi, assistiamo tristemente all’evaporazione del padre e, di conseguenza, all’evaporazione dei figli.
Si tratta di un processo già iniziato da tempo, «per lo meno da quando la Rivoluzione Francese (come disse Balzac) “decapitando il Re, tagliò la testa a tutti i padri di Francia”. Infatti quel gesto, negando la subalternità del Re al Padre, faceva anche del padre naturale non più il rappresentante terreno di una paternità trascendente, ma l’autonomo detentore di funzioni (educative, di cura, disciplinari) che da lì in poi sarebbero passate allo Stato». Si tratta di un passaggio tragico che ha portato alla cancellazione del padre e di qualcosa di più.

Osserva Risé: «L’idea, propria della psicologia junghiana, che esista un Padre archetipico, non coincidente con il padre biologico… è oggi piuttosto osteggiata». Anche se ormai pochi contestano che esista uno strato psichico al di sotto della coscienza (l’inconscio), «l’idea che possano anche esistere degli strati, per così dire al di sopra della coscienza sembra rasentare il delitto di lesa maestà umana. Le altezze spaventano». Nella modernità senza padri capaci di incoraggiare i figli a uscire dalla dipendenza, scarseggiano anche le persone libere e responsabili, capaci di interrogare il mondo. E alle quali il mondo risponde.

Claudio Risé
Il padre, libertà dono
Ares
pp. 192 - € 14