La copertina del libro.

Cosa serve per camminare?

L'ultimo libro di Massimo Camisasca nasce dagli incontri tenuti in questi anni con l'associazione Famiglie per l'Accoglienza. A tema il perdono, la conoscenza di sè e «la scoperta di essere amato. Solo così possiamo voler bene all'altro»
Paola Ronconi

«Piccole tranches de vie realistiche che parlano di casi concreti senza sentimentalismi», così Antonia Arslan definisce questo libro di monsignor Massimo Camisasca: «Brevi, essenziali capitoli che trattano molti problemi relativi alle tante forme in cui l’accoglienza si esercita e si svolge, un rapporto con l’altro da sé che deve poi fare i conti con la realtà delle cose, nella drammatica realtà di esistenze vissute e faticate giorno per giorno».

I testi di questo libretto nascono da incontri che Camisasca ha avuto in anni recenti con l’associazione Famiglie per l’Accoglienza, accompagnati da lettere all’autore dove genitori e figli si raccontano. Qui non ci sono mai parole per addetti ai lavori. Il termine accoglienza ha un ampio raggio d’azione: il marito, la moglie, i figli (naturali e non), gli amici, un anziano, un ammalato. Insomma, l’altro. Ma attenzione, ci dice Camisasca: la prima persona da accogliere siamo noi stessi. È il punto da cui partire e, forse, il più duro. «L’accoglienza degli altri è una dilatazione dello sguardo misericordioso con cui guardiamo al nostro io, limitato eppure esaltante, fragile eppure libero, peccatore eppure destinato alla gloria». Perciò «il primo affetto che dobbiamo riscoprire, quello su cui tutti gli altri si fondano, è l’amore verso la nostra persona. Molto spesso noi abbiamo paura di guardare il nostro volto, di spegnare la musica assordante che riempie le nostre camere e le nostre giornate. Se non si presta attenzione alla propria esistenza non si può comprendere nulla della vita». Un cammino di conoscenza di sé, lo definisce l’autore, che spetta a tutti e che diventa indispensabile per “stare” con i piedi piantati per terra di fronte all’altro, e poterlo abbracciare senza esserne travolti.

Ma cosa implica questa conoscenza di sé? Il riconoscimento che siamo sempre e continuamente perdonati e rigenerati, quindi accolti, da Dio: «Tutta la Sua storia con noi è segnata da una continua misericordia. Egli non ci rifiuta mai. La scoperta di essere amato è l’esperienza più importante della vita. Ed è quella che ci rende capaci di amare». E di perdonare, senza riserve.
In una lettera, una coppia di amici affidatari racconta: «Adesso Mattia è tornato dai suoi genitori. A loro dice: “È come se avessi un sacco, pieno delle cose belle e vere che ho visto. Ogni tanto ne tiro fuori una e mi serve per camminare”».

Massimo Camisasca
Benvenuto a casa. Le ragioni dell'accoglienza
San Paolo
pp. 95 - € 7,90