Un particolare della copertina.

Un alter Francesco

È stata ripubblicata la biografia romanzata del 1956 sul santo d'Assisi. Storie, a volte "favolose", raccontate da uno scrittore non credente, Nikos Kazantzakis. La forza di un uomo che portò nella storia «l’Incarnazione con i fatti e le parole»
Alessandro Banfi

«Per me San Francesco è il modello dell’uomo militante che con una lotta incessante e durissima riesce a compiere il dovere dell’uomo». Scrive così nel prologo lo scrittore e poeta greco Nikos Kazantzakis, di cui Crocetti Editore ha ristampato un romanzo del 1956, Il poverello di Dio, sotto il semplice titolo di Francesco. È una biografia romanzata con tutti i passaggi chiave della vita del Santo (da San Damiano alla Porziuncola, all’incontro con Jacopa de Sette Soli o col Sultano) raccontata in soggettiva da frate Leone, suo primo discepolo. Belle e poetiche alcune pagine, con qualche invenzione letteraria riuscita (fratello Lupo è un brigante che mangia salsicce e beve vino) e qualcun’altra meno (san Francesco balla e canta come un derviscio, persino davanti a Sua Santità).

Come tutte le “favole” francescane è fonte di riflessioni e di ispirazione, anche se a mio parere sono proprio la cronaca, la storia, il saggio, magari scritti da un non credente, a rendere più ragione all’Alter Christus. Alla sua forza di portare di nuovo l’Incarnazione nella storia con i fatti e le parole (Francesco ha inventato la lingua italiana), lasciando una traccia che arriva fino ad oggi: dal primo presepe all’istituzione del Giubileo, col Perdono di Assisi, e conseguente fine delle Crociate. Dice Kazantzakis che Francesco «trasformò la materia rendendola spirito». Certo è che amò “la materia”, fino in fondo, prendendola sul serio.

Nikos Kazantzakis
Francesco
Crocetti Editore
pp. 404 - €16