La copertina del libro.

«Voglio portarvi tutti in Paradiso»

Perché un uomo può cambiare in meglio qualunque posto tocca? O restituire senso al dolore? Storia di un curato di campagna dei nostri giorni, attraverso le pagine del suo diario e le testimonianze di un popolo nato dalla sua inesausta compagnia
Martino Cervo

Se la gloria di Dio è l’uomo che vive, il Padreterno può ben andare fiero di don Natale Bellani. E Cristo ha afferrato la mia vita di Cristiano Guarneri e Maria Acqua Simi è l’occasione per godere della testimonianza diretta dell’opera che il suo vivere è stato per gli uomini che ha incontrato, a cominciare dai due autori, per lungo tempo suoi figli, amici e parrocchiani nella bassa cremonese.

Non (solo) una biografia, il testo prefato da monsignor Luigi Negri è un’istantanea di carne e cuore, che ripercorre la vita del sacerdote scomparso tre anni fa attraverso documenti, testimonianze ma soprattutto il riverbero di un prete in mezzo agli uomini e per gli uomini. Un sacerdote "normale" nel suo ripetere, inesausto e anche dentro i limiti (da ultimo la malattia che ne ha consumato i giorni finali), l’eccezionalità del fulcro di una vocazione manifestatasi chiarissima fin da piccolo: «Voglio portarvi tutti in Paradiso», ripeteva, e chi l’ha conosciuto può dire quanto distante fosse dalla tentazione di salvare il mondo e quanto vicino alla potente e discreta suggestione di Cristo come chiave di volta del problema-uomo.
Il libro scarrozza il lettore tra gli anni di don Natale, dal seminario alle prime avventure parrocchiali, dalle poderose sfide educative del ’68 ai rapporti con i vescovi, dall’incontro con don Luigi Giussani all’adesione convinta al carisma di Comunione e Liberazione, nuova linfa su un tronco di fede forte, raro e puro. Alcune pagine dal diario personale del sacerdote qui riportato toccano vette di misticismo tali da stupire solo lo sciocco o lo sprovveduto, perché donate ad un semplice prete di campagna.

È la passione inesausta per l’umano a forgiare questo sacerdote dalle pieghe della cui vita fanno capolino lampi da curato d’Ars cremonese: il suo impastarsi con la gente senza recidere il nesso col Tutto. Di qui il sostegno discreto e incrollabile alle famiglie (una di queste viene coinvolta in una dolorosissima vicenda di affido internazionale di una minore); di qui la battaglia educativa cui nulla era estraneo, dalle prediche al confessionale fino ai semplici colloqui informali; di qui le grandi riscoperte culturali, tra le quali il coro di Bonemerse che, nato in parrocchia, oggi - dedicandosi al Gregoriano e non solo - partecipa a importanti rassegne canore portando il nome di don Natale.

Al non credente, a chi non ha incontrato il suo oggetto, il libro offre una sorgente d’interesse impossibile da obliterare, se non altro nell’interrogativo sulla sua origine. Perché un uomo desidera così tanto il bello da cambiare in meglio qualunque posto tocca, da restituire senso a situazioni familiari devastate, da stressare per anni un paesino di campagna per avere una cappella dedicata all’adorazione di Gesù, da offrire settimane di agonia generando un piccolo popolo stretto accanto al suo dolore estremo? Questi, in fondo, sono i più laici dei problemi. E don Natale Bellani ne è un laico accenno di risposta.

Cristiano Guarnieri e Maria Acqua Simi
Cristo ha afferrato la mia vita
Itaca
pp. 216 - € 12,50