La copertina del libro.

Chiesa: non un'istituzione, ma una realtà vivente

La ricostruzione del lavoro di Joseph Ratzinger al Concilio Vaticano II dai documenti d'archivio. Già nel '62 il futuro Papa aveva una grande forza riformatrice. E un giudizio chiaro: «La Chiesa è di Cristo e cresce in forza della Sua grazia»
Luisa Cabrini

L’autore ricostruisce l’avventura conciliare di Joseph Ratzinger, così come emerge nei documenti e nelle testimonianze rintracciabili negli archivi e nelle pubblicazioni sul Vaticano II. Cosa ha fatto Ratzinger al Concilio? Ha contribuito alla stesura dei testi? Quali idee hanno acceso in lui gli eventi che hanno scandito le sessioni del Vaticano II? Quali sono stati i suoi interlocutori?

È giovane professore di teologia fondamentale quando il cardinale Frings, arcivescovo di Colonia e membro della commissione preparatoria, lo arruola come suo consulente teologico. Nella primavera del 1962 Ratzinger accede agli schemi dei documenti elaborati dalle commissioni per essere discussi in Concilio. Tra maggio e settembre, analizza per conto di Frings buona parte del materiale prodotto dai vari organismi, esprimendo giudizi lucidi e spesso sorprendenti. A fine giugno, su mandato del cardinale di Colonia, portavoce dell’insoddisfazione di ampi settori degli episcopati europei per come procede la fase istruttoria, stende la bozza di una Costituzione apostolica che definisca gli obiettivi del Vaticano II: tre pagine dattiloscritte in latino, in cui il teologo bavarese prende le mosse dalla constatazione delle circostanze in cui il Concilio è stato convocato e conclude valorizzando il modello paolino di annuncio (1 Cor 9, 22).

Il discernimento critico esercitato sugli scritti prodotti nella fase preparatoria raggiunge l’apice nel settembre del 1962, quando è applicato ai sette schemi predisposti dalle commissioni. Nel documento redatto da Ratzinger, girato con la propria firma e senza aggiunte da Frings al segretario di Stato, valutazioni positive vengono riservate soltanto ai testi sul rinnovamento liturgico e sull’unità con le Chiese d’Oriente. Essi corrispondono allo scopo del Vaticano II: «Se l’intento è il rinnovamento della vita cristiana e l’adattamento della disciplina della Chiesa alle necessità di oggi, è importante evitare di impantanarsi in questioni complicate, che le persone del nostro tempo non afferrano e da cui risultano turbate». Gli altri schemi sono giudicati troppo scolastici, privi di «risposte alle questioni più urgenti e di un’ampia presentazione delle ricchezze della fede cristiana».

In modo avvincente il volume attesta la partecipazione di Ratzinger al Concilio come esponente della squadra di teologi che danno la linea alla maggioranza riformatrice. Lo descrive immerso nel ritmo mozzafiato di iniziative ed elaborazioni di documenti, a stretto contatto con grandi vescovi e teologi: da Congar a Rahner, da Frings a Volk, da De Lubac a Daniélou, da Häring a König. Una mole imponente di lavoro, di cui, quando torna in Germania alla fine di ogni sessione conciliare, offre pubblici resoconti in conferenze affollatissime.

C’è una nota di fondo, annota argutamente Valente, che risuona nei pensieri e nelle parole rivolte da Ratzinger al Vaticano II: la Chiesa è di Cristo, riverbera nel mondo la Sua luce, cresce in forza della Sua grazia. È questo il volto della Chiesa proposto al mondo dal Concilio e, insieme, l’icona del ministero di Benedetto XVI. Infatti, il programma di governo esposto nell’omelia del 24 aprile 2005 - «lasciare che sia Cristo a guidare la Chiesa» - è riecheggiato lo scorso 28 febbraio nel saluto al Collegio cardinalizio: «La Chiesa non è una istituzione costruita a tavolino, ma una realtà vivente. Essa vive lungo il corso del tempo, trasformandosi. Eppure nella sua natura rimane sempre la stessa: il suo cuore è Cristo». Una vibrazione di amore a Cristo e alla Chiesa: per comprendere più a fondo la valenza che la fede viva ha come fattore della storia, della Chiesa e del mondo.

Gianni Valente
Ratzinger al Vaticano II
San Paolo
pp. 224 - € 14