La copertina del libro.

Non come, ma perché parlare di Dio?

L'ultimo libro di Fabrice Hadjadj è stato ricavato da una conferenza tenuta durante l'assemblea del Pontificio Consiglio per i Laici. A tema l'evangelizzazione troppo concentrata sui mezzi da utilizzare. Che dimentica il «cosa comunicare»
Flora Crescini

“Come parlare di Dio oggi?” è il titolo di una conferenza del novembre 2011, durante l’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici. La conferenza, tenuta da Fabrice Hadjadj, è ora un libro, edito dal Messaggero di Padova. Senza peli sulla lingua, lo scrittore osserva che «facciamo finta che le domande sul cosa e sul perché siano già risolte. Come se sapessimo da sempre di cosa si tratta esattamente e perché occorre farlo, come se ormai restasse soltanto da cercare come farlo, cioè da porsi la domanda sui mezzi. Molti pensano che il punto cruciale della “nuova evangelizzazione” consista nell’adottare la “novità”, nel migliorare i metodi di comunicazione, nel padroneggiare meglio le tecnologie più recenti». E, dimenticando (innocentemente?) il cosa comunicare, «si comunica sulla comunicazione». Dio, però, è e rimane il mistero prima di tutto da accogliere; dunque «non si tratta di fare l’evangelizzazione, ma di essere veramente cristiano e l’evangelizzazione viene in sovrappiù, a partire da un modo di vita e non da una tecnica di vendita». Gesù stesso non ha mai parlato dicendo le cose dall’alto, per atterrire l’uditore, ma «condividendo la nostra esistenza ordinaria, con un’autorità semplice, per abitare lo spazio di un incontro».

Insomma, quando Dio parla è per fare alleanza. Il primato è dell’incontro e non dell’ideologia, la verità è un volto, prima di essere un pensiero, e può diventare pensiero perché prima si è fatta incontrare. Così «il testimone ha la debolezza di non poter produrre una dimostrazione, allo stesso modo di chi difende la giustizia in modo generale, ma questa debolezza è la sua forza, questa impotenza a dimostrare è la dimostrazione che non è lì per piegare le persone a una dottrina, ma per rivelare le persone nella loro vocazione». Come parlare di Dio oggi? Non c’è risposta tecnica o teorica, ma «ognuno di noi deve essere una risposta, una risposta che noi stessi non capiamo, ma siamo, seguendo il Verbo sulla via della croce e (della gioia)». Sottolineiamo infine un’importante osservazione di Hadjadj: «Se mi fanno la domanda in astratto: “Tu credi in Dio?”, posso rispondere di no con facilità. Ma se mi si chiede più concretamente: “Qual è il dio del tuo mondo? Qual è la cosa che, nella tua vita, tu poni a principio direttore e che divinizzi?”, allora non riesco più a sbarazzarmi tanto facilmente della domanda». Ciascun «confusamente un bene apprende / nel qual si quieti l’animo, e disira», direbbe Dante.

Anche se un uomo vive cinque minuti afferma un ideale per il quale vale la pena vivere. Hadjadj con questa osservazione ci chiarisce ulteriormente quanto Julián Carrón ha detto agli Esercizi della Fraternità di Comunione e Liberazione: «Il grande problema del mondo di oggi non è più una teorizzazione interrogativa, ma una domanda esistenziale. Non “chi ha ragione?”, ma: “come si fa a vivere”?». Risulta evidente che parlare di Dio oggi richiede, forse più di ieri, un coinvolgimento esistenziale e un osservare se stessi e gli altri in azione.

Fabrice Hadjadj
Come parlare di Dio oggi?
Edizioni Messaggero Padova
pp. 180 - € 13