Bernadette Soubirous.

«Bernadette non era più Bernadette»

Non sapeva leggere né scrivere, ma diventò «messaggera della Madonna, fedele alla sua missione». Un nuovo volume racconta la vita della santa di Lourdes, attraverso gli occhi di chi l'ha conosciuta. Una vita «trasfigurata da quell'incontro»
Ines Maggiolini

Non mancano certo volumi e biografie su Bernadette Soubirous, la santa di Lourdes, ma quello che rende questo testo particolare è il riferimento continuo alle fonti. Sono i contemporanei della piccola pastorella a disegnarne il carattere, a mettere a fuoco i dati della sua vita. E ancora di più ad essere testimoni del Miracolo delle apparizioni.

«Una grazia indefinibile si sparse su tutta la persona. Bernadette non era più Bernadette», scrive un giornalista, più predisposto al dubbio e alla derisione che alla fiducia. O ancora: «Si verificò sul suo viso un cambiamento meraviglioso e tutti esclamarono: “Adesso vede!”», racconta Giovanna Védère, zia della giovane. Tutti hanno nomi e cognomi, tutti hanno visto: non l’apparizione, destinata alla sola Bernadette, «ma come il senso della sua presenza», spiega un sacerdote che aveva disobbedito alla tacita disapprovazione del parroco ed era andato alla grotta e che conclude: «Oh, come si stava bene là!».

Loro vanno alla grotta, come noi possiamo andare a questo testo: cercando razionalisticamente le prove tangibili delle apparizioni (a Lourdes furono 18), oppure guardando Bernadette e quello che accade. Scrive l'autore: «Se non vede nulla come spiegare questa beltà che trasfigura la fisionomia del tutto comune della piccola Soubirous? Se non vede nulla - e sarebbe irritante - tuttavia riesce a mettere in moto polizia, gendarmeria, esercito, magistratura e si fa beffe del pubblico facendogli credere che vede qualcosa... Ma se veramente Bernadette vedesse qualche cosa; se la sua beltà di veggente non fosse che il riflesso di una più meravigliosa beltà?».

C'è qualcosa che sfugge, che va oltre, che non trova spiegazioni logiche: Bernadette, piccola, ignorante, vestita poveramente, si trasfigura di fronte ad Aquero, «quella cosa», come la chiamerà nel suo dialetto, che le dona pace e le indica dei compiti. E il popolo riconosce il Mistero. La sua vita, fin dalla prima volta, l'11 febbraio 1858, ha una svolta che non solo non aveva desiderato, ma neppure avrebbe potuto immaginare: «Apparentemente nulla era mutato nella vita stentata ma nel cuore era cambiato tutto». Lei che non sa leggere né scrivere, che non ha frequentato il catechismo, a cui «occorreva ripetere tre o quattro volte la stessa parola e ancora non la ricordava», è la prescelta dal cielo per dialogare con la terra in un modo tutto particolare, diventa messaggera della Madonna. Supererà i processi, sopporterà le malignità, spiegando «ciò che ha visto e udito», nulla di più: «Non sono incaricata di farvelo credere, sono incaricata di dirvelo», avrà modo di chiarire di fronte a qualche eccessiva insistenza. Poi una vita nell'ombra del convento, purificata dalla sofferenza e dal dolore, obbediente alla vocazione e alla Regola.

Colpiscono le motivazioni con cui papa Pio XI parla della sua santità: «Questa vita può riassumersi in tre parole: Bernadette fu fedele alla sua missione, fu umile nella sua gloria, fu forte nella prova». Non santa per il dono immenso delle Apparizioni, ma perchè quell'incontro ha plasmato la sua vita: «Ho ricevuto tante grazie!... e ho paura di non corrispondervi», confesserà in lacrime ad una consorella.


François Trochu
Bernadette Soubirous
Marietti
pp.600 - € 16