Annalisa Teggi, "Capriole cosmiche".

Quando la letteratura diventa profetica

Nel libro di Annalisa Teggi il confronto tra Dante e Chesterton. Due autori lontani nel tempo. Accomunati dalla scoperta che di fronte alla «tentazione di precipitare» è possibile «non colare a picco»
Flora Crescini

Cosa accomuna Dante e Chesterton, così lontani nel tempo? È questa la domanda sottesa al libro di Annalisa Teggi. Entrambi si sono trovati, per così dire, gambe all’aria: Dante a causa dell’esilio e Chesterton a causa di una crisi giovanile che, come un acido corrosivo, gli insinua un dubbio radicale su tutto. «La tentazione più spontanea sarebbe quella di colare a picco; dal disagio è molto più difficile riemergere che sprofondare», ma l’impegno che nasce «da parte di entrambi è quello di opporre un gigantesco contrappeso alla forza di gravità, che ci spinge verso il basso, nel precipizio».

Dante si ritrova nella selva oscura, smarrito, tremendamente estraneo a tutto, lontano dalla propria vita. E Francesco, cui Chesterton dedica un libro, nel periodo in cui è rinchiuso in prigione, subisce un’inversione di natura psicologica che lo riporta alla sua posizione originale: quella di una cosuccia piccola, ma evidente. «La strada migliore è di solito quella che ci mette sottosopra», che sfonda «lo stato di impermeabilità, per cui tutto ciò che c’è è talmente scontato, che diventa altrettanto facile svalutarlo, svilirlo, se non deprecarlo».

Cosa muore nelle capriole che il destino ci impone? Quella «falsa coscienza di sé, quel debordante ego che rivendica la propria visione assoluta e, invece, non fa altro che distorcere le cose. Un tempo si dava a tutto ciò il nome di peccato». Il libro della Teggi è, da un certo punta di vista, inclassificabile: non è un saggio, anche se sono stupendamente belle le sue spiegazioni dei versi danteschi (in particolare di Ulisse), non è un romanzo: è la testimonianza di una donna che si è imbattuta in Dante, in Chesterton e nei suoi paradossi e si è lasciata mettere sottosopra, in modo intelligente e appassionato, mostrando che la letteratura può interloquire e dire qualcosa di importante alla vita. Infatti «quando la letteratura fa il suo mestiere è sempre profetica; non al modo dei cartomanti, ma perché vede intensamente il presente e discerne i punti nevralgici che toccano l’umano in ogni tempo».

Annalisa Teggi
Capriole cosmiche
Lindau editore
pp.152 - 16€