<em>La Sagrada Família. Un percorso<br> dello sguardo</em>, S. Prota e A. Rondena.

«Tutto mi precede. E creo»

Silvio Prota e Alessandro Rondena, scomparso di recente, si sono messi sulle tracce di Gaudí. Per scoprire cosa si cela tra le campate della Sagrada Família. E per lo sguardo nuovo e commosso del suo creatore, nel fare le cose
Anna Colombo

Per Alessandro Rondena, architetto e restauratore dell’Abbazia di Morimondo recentemente scomparso, Gaudí era un maestro ideale. Pur non avendolo conosciuto, “il Sandro” (così era chiamato dagli amici) ne aveva colto il segreto più profondo e si era fatto suo discepolo appassionato sulla strada della bellezza. Così, più che un’analisi della Sagrada Família, in questo libro scritto con Silvio Prota, Rondena ci ha proposto di camminare con lui sui passi di Gaudí per sorprendere la radice più profonda del suo approccio alla realtà. La basilica di Barcellona è, infatti, sintesi non solo del metodo di lavoro, ma di tutta la posizione umana dell’architetto catalano, rintracciabile fin dagli anni della sua formazione.

Per questo il percorso, nel primo capitolo, prende avvio dagli esempi architettonici che hanno ispirato il maestro, indagati alla luce dei suoi scritti giovanili, miniera inesauribile di indicazioni sulla sua concezione dell’architettura. Si scopre, così, che nella Sagrada sono confluiti in qualche modo tutti gli edifici che Gaudí amava e ammirava. Vi si ritrovano tanto la ricchezza scultorea delle cattedrali gotiche, a cui rimanda l’abbondanza di statue sulle facciate, quanto la semplicità tipica dell’architettura cistercense, evocata dalle forme rigorose di un interno caratterizzato da pochi arredi liturgici. Ma fonte di ispirazione è anche l’architettura bizantina, dove l’apporto decisivo della luce è funzionale alla liturgia, e quella greca, che affascinava Gaudí soprattutto per l’uso raffinato della geometria e delle proporzioni.

Più di ogni altra cosa, però, era la natura la sua vera maestra, perché il lavoro dell’uomo è chiamato a sviluppare la creazione. L’impulso creativo, per Gaudí, non può che nascere come risposta all’imbattersi, con sorpresa, in un dato naturale che ci precede: «Noi creiamo perché immersi dentro una divina preesistente creazione, che ci preme da ogni lato e vuole essere da noi compresa. Tutto è prima del nostro atto creativo». La natura va amata e compresa nelle sue leggi più profonde, più che imitata, perché per l’architetto catalano essa è frutto di un’intelligenza creatrice. È questo sguardo sulla realtà il vero metodo di Gaudí: uno sguardo non offuscato dall’abitudine, ma meravigliato e commosso: «Nei popoli, come nei bambini e in ogni uomo creativo, il dare forma nasce dalla commozione». Il maestro guarda la realtà per imparare da essa, perché la natura stessa propone infinite soluzioni ai problemi strutturali e nello stesso tempo è dotata di un’intima valenza estetica. La particolare percezione tridimensionale dello spazio di cui Gaudí era dotato è una qualità appresa fin dall’infanzia, quando egli osservava suo padre, calderaio, che nella sua officina dava forma ad oggetti nello spazio partendo da una lastra metallica. Anche l’appartenenza alla famiglia, insieme alla religiosità del popolo catalano, accompagneranno Gaudí per tutta la vita.

Il secondo e il terzo capitolo sono dedicati all’apparato scultoreo della basilica, in primis quello che orna la facciata della Natività. Sono statue estremamente popolari, vive ed espressive come lo erano quelle dei Sacri Monti, si rivolgono a tutti. Accompagnandosi con brani evangelici e con alcuni passaggi tratti dall’Infanzia di Gesù di Benedetto XVI, gli autori guidano perciò ogni lettore tra la “foresta di statue”, alla scoperta delle scene rappresentate sui portali. È qui che, attraverso la scelta dei temi e la disposizione delle statue, Gaudí esprime efficacemente la sua concezione della vita e della storia, una concezione profondamente cristiana.

Silvio Prota, Alessandro Rondena
La Sagrada Família. Un percorso dello sguardo
Cantagalli
pp. 106 - € 16