Dodici storie di felicità

Padre Pizzaballa, custode di Terrasanta, suor Laura Girotto, missionaria in Etiopia, Charles, monaco a Parigi, e altri. Il mistero della vocazione raccontato attraverso le vite di uomini e donne che hanno dedicato la loro vita a Cristo
Flora Crescini

Svegliate il mondo, di Alessandra Buzzetti e Cristiana Caricato, è un libro che si legge tutto d’un fiato; storie di uomini e di donne che, come scrive Antonio Spadaro nella prefazione, sono felici di aver dato la vita al Signore. Si parte da Anna Maria Canopi, badessa del monastero dell’isola di San Giulio, sul lago d’Orta. Quando per il mondo è ancora notte, madre Canopi e le settantacinque claustrali si recano nella cappella: «Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode»; il canto si alza, il salmodiare cattura il tempo e lo spiega. Tutto è già iniziato. La vita ha ribadito il suo senso.

Si passa poi a padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa e alla sua decisiva esperienza nell’università ebraica. I dialoghi tra compagni «non riguardano le interpretazioni dei versetti della Bibbia, ma l’incidenza di Dio Padre e Gesù Cristo nella vita concreta, nella quotidianità di una terra ferita da secoli». La vita non può più procedere sui binari comodi delle frasi fatte. Le responsabilità successive di padre Pizzaballa saranno guidate dalla scoperta fatta all’università. Persone, luoghi, avvenimenti, tutto viene illuminato da quell’esperienza e dalla frase che Cécile amica cattolica, parigina di nascita e israeliana di adozione, gli dice spesso: «Cambi ciò che ami, ma, quando inizi ad amare qualcuno, non vuoi nemmeno più che cambi. Lo ami e basta».

Delle dodici storie, ne ricordiamo qui altre quattro. Suor Laura Girotto, salesiana, la madre di Adwa. Da pochi giorni in Etiopia, dorme in una tenda blu, da sola, sul terreno sassoso, dove poi sorgerà la sua missione e una giovane ragazza, scalza, la sveglia con i suoi gemiti. Ha perso le acque e ha bisogno di aiuto. La religiosa si dà da fare: la fa stendere sulla stuoia all’interno della tenda, e con un paio di forbicine da unghie e un secchiello di acqua bollita fa venire al mondo la creatura: «Roba da far inorridire le ostetriche: ma in Africa è la Provvidenza che detta i mezzi, e non si rifiutano mai». Ancora sfasata dal suo impatto con un altro mondo, vive la sua iniziazione. Le donne del villaggio sono attorno a lei; non è più un’estranea, è diventata “la madre”. Ora ad Adwa c’è una scuola di 1.500 studenti e si sta costruendo un ospedale, perché suor Laura, che è un vero vulcano, non si abitua a vedere morire le persone per malattie non gravi.

Dall’Africa a Parigi: frère Charles della Fraternità Monastica di Gerusalemme. Un carisma nato nel 1975 ad opera di Pierre-Marie Delfieux, che è una sfida al cuore della modernità: vivere da monaci nel cuore della città e da monaci alla presenza di Dio. Perché la città è il «nuovo deserto» dove incarnare la radicalità del Vangelo e scoprire l’Assoluto di Dio.

Marilena Civetta dell’Ordo Virginum: ferita dal divorzio dei genitori, abbandona la fede e la Chiesa, e, studentessa universitaria di Psicologia, frequenta i metallari vestendosi come loro. Assistendo alle lezioni del professore buddista, si sente addosso un po’ di ansia. Lui, con le sue placide incertezze spirituali, sa scuotere un’anima sballata: «Vale davvero la pena vivere?». A Maddalena non bastano più le ore al centro sociale; è stufa della cultura alternativa di sinistra, della retorica libertaria. Sente che non basta, che non può bastare. Accetta l’invito di un’amica di andare ad Assisi a un corso tenuto da un frate, il quale, ascoltando la sua storia, le ingiunge di andare al tabernacolo della Porziuncola per dare il suo perdono a Dio delle ferite che si porta addosso. «Cosa devo perdonare a Dio?», si domanda Marilena. Ma al tabernacolo ci va e davanti ad esso chiede di essere inondata. «Voglio sempre stare qui». A partire da questo avvenimento inizia la strada lunga della consacrazione che la porta all’antico Ordo Virginum.

Da ultimo, l’esperienza di suor Elisa Scalabrino del Cottolengo, che, dopo essere stata in Africa, viene chiamata a collaborare per un nuovo progetto di accoglienza con i migranti in un centro appena nato in Piemonte, a Lemie, paesino dell’Alta Val di Viù, a sessanta chilometri da Torino. Qui il 18 febbraio 2012 dodici bambini africani vengono battezzati: la liturgia è in tre lingue ed è animata dai tamburi e dal coro degli alpini. Mentre tutti parlano di come fare l’integrazione, perché il problema è complesso e i modelli (inglese e francese) non reggono più, c’è chi l’integrazione la sa fare.

Oltre alle storie citate ce ne sono tante altre, diverse e affascinanti; carismi differenti che hanno però un punto in comune: l’amore a Cristo e il desiderio di vivere vicino a Lui. Un libro edificante per due ragioni: le storie di questi uomini e donne fanno venire voglia a chi legge di fare lo stesso. La seconda ragione, forse più formale, ma importante. Il libro è scritto in un italiano bello anche dal punto di vista semantico: parole e frasi descrivono il mistero della vocazione, rendendola familiare e straordinaria al tempo stesso.

Alessandra Buzzetti e Cristiana Caricato
Svegliate il mondo! Testimoni della profezia del Vangelo
Paoline
pp. 256 - € 15