<em>Caro Giorgio, tuo don Carlo</em> <br> di don Carlo Gnocchi, <br> a cura di Giovanni Santambrogio.

Don Gnocchi: la santità dell'umiltà

Interlinea pubblica le lettere del beato milanese a Giorgio Buccellati, allora bambino. Scritti carichi dell'umanità del "papà dei mutilatini". Nella Milano degli anni Quaranta e dela Seconda Guerra mondiale: «La precedenza assoluta è per te»
Stefano Zurlo

Lettere. Messaggi. Biglietti. Una corrispondenza affettuosa e a tratti pure ironica. Don Carlo Gnocchi, il papà dei mutilatini, non finisce di stupire. A quasi sessant’anni dalla morte, avvenuta nel 1956, spuntano ancora suoi scritti inediti. Il problema è che il piccolo carteggio che ora Interlinea pubblica non è con un vescovo o con un dotto teologo o con qualche medico, magari impegnato sulla prima linea della riabilitazione. No, l’inesauribile don Carlo dialoga con un bambino di quattro anni e mezzo: sì, uno scricciolo conosciuto solo perché i quattro fratelli, più grandi, frequentavano l’istituto Gonzaga ed erano suoi allievi nell’ora di religione.

Il tutto nella Milano degli anni Quaranta: è qui che don Carlo incontra Giorgio Buccellati che poi da adulto farà carriera come archeologo, scoprirà in Siria l’antica città di Urkesh e diventerà professore a Los Angeles. Ma quella è un’altra storia. Questa è all’apparenza una vicenda piccola piccola ma sorprendente, anzi sbalorditiva: il giovane sacerdote è stracarico di impegni e responsabilità; in quel fatidico 1941 lascia pure Milano e va come cappellano con gli alpini della Julia sul fronte greco-albanese. Insomma, si trova immerso nella tragedia immane della Seconda guerra mondiale.

Eppure, fra battaglie, imboscate e fucilazioni, non dimentica il piccolo Giorgio, figlio di amici carissimi, e gli scrive: «Ti do l’alpino più piccolo del battaglione perché tu gli mandi le tue care parole di conforto - noi qui lo chiamiamo il Balilla. – tu digli chi sei e mandagli se puoi la tua fotografia...».

Si direbbe un’adozione a distanza, fra terra e cielo. Semplicità e limpidezza. Discorsi carichi di umanità, ma senza voli pindarici e gorgheggi retorici. Piuttosto, adatti alla mente fervida e ingenua di un fanciullo. E ancora: «Mio caro Giorgino... La precedenza assoluta è per te. Desidero che appena fatta l’operazione del naso (forse è diventato troppo lungo e devono tagliarne una fetta) ti giunga la mia risposta».

Pagine strepitose. La santità dell’umiltà.

Don Carlo Gnocchi, a cura di Giovanni Santambrogio
Caro Giorgio, tuo don Carlo
Interlinea
pp. 88 - € 12