<em>Il gran teatro montano. Saggi su <br>Gaudenzio Ferrari</em>, Giovanni Testori.

In viaggio (con Testori) nel teatro montano

A cinquant'anni dalla prima edizione, viene ripubblicata la raccolta di saggi del critico milanese su Gaudenzio Ferrari. Non un volume per specialisti, ma l'occasione di scoprire il vero volto del Sacro Monte di Varallo
Davide Dall'Ombra

«Ho il candore e, credo, l’onestà d’affermare che se, nella mia vita, una monografia m’accadrà d’edificare, essa non riguarderà mai il mio amatissimo Gaudenzio; il quale, proprio per esser tale, continua a tenermi legato al cordone ombelicale della sua poesia; che è anche una delle più grandi speranze e salvezze che l’arte del passato, a me come me, abbia saputo offrire».

Siamo nel 1965 e Giovanni Testori si decide a raccogliere in un volume alcuni saggi, riediti o scritti per l’occasione, incentrati su Gaudenzio Ferrari e il Sacro Monte di Varallo. A chiederglielo era stata la stessa Feltrinelli, che aveva pubblicato i suoi Segreti di Milano, dal Ponte della Ghisolfa al Fabbricone. Nasce così Il gran teatro montano, un libro per molti versi esplosivo, cruciale non solo per gli appassionati di storia dell’arte, ma capace di accompagnare ogni lettore, qualunque sia il suo livello di conoscenza del Sacro Monte, in un viaggio alla scoperta della carnalità del pittore e scultore Gaudenzio e di quel luogo unico d’immedesimazione con i fatti della vita di Cristo che è il Sacro Monte varallino.

È un libro che straborda dagli schemi della monografia e, proprio per questo, è libero di inseguire la bellezza dell’opera di Gaudenzio aderendo alla legge del proprio amore per la verità e per l’arte, o, meglio, per la capacità che ha l’una di rivelare l’altra. È un libro capace di spingere la personale asticella delle aspettative sempre più in alto, sia che esse siano riposte nell’arte, o nel desiderio (curiosità) verso una fede che magari non si possiede: «Con Gaudenzio, per forza d’attaccamento alla tradizione del proprio borgo, l’antica favola che, della nascita d’ogni uomo, è il Natale sembrò travalicare i tempi e toccare una commozione piena e di durata perenne; il che significa aver portato una tradizione particolare al battito dell’universo; perché proprio questo è il cammino di chi, anziché scegliere le verità paradigmatiche, ad esse giunge, e senza quasi parere, avendo vissuto soltanto e soltanto amato le storie e la verità umili e contingenti della vita d’ogni giorno». Testori prendeva così il testimone del suo amato maestro, Roberto Longhi, nella riscoperta del cuore dell’arte lombarda, in cui la vita quotidiana assume la stessa capacità dei canoni classici nel generare bellezza.

Il volume, grazie alla cura di Giovanni Agosti, è disponibile oggi, a cinquant’anni esatti dalla prima uscita, in una veste agile, corredata dell’apparato illustrativo originale, di uno a colori realizzato ad hoc e di un’antologia di altri scritti testoriani su Gaudenzio. Grazie a due bellissimi saggi critici del curatore, si può cogliere a pieno la portata culturale che ha avuto, e continua ad avere, questo libro. Si scopre così che la straordinaria scrittura testoriana non è fumo negli occhi per chi è in cerca di attendibili acquisizioni storico artistiche, ma fiorisce su importanti scoperte e ricostruzioni che hanno ridato il suo vero volto al Monte.

Le parole di Testori si faranno compagne di viaggio e guida d’accesso nell’esperienza di una visita al Sacro Monte di Varallo che tanti, anche in Lombardia, stanno rimandando da troppo tempo. Il volume sarà una fonte inesauribile, da spremere con felicità, mentre le parole aderiscono, palmo a palmo, all’opera di Gaudenzio, dalla cappella dell’Annunciazione, fino all’apice della Crocifissione: «Su queste pareti, al punto di suggellare con la meditazione sulla morte e sul dolore, il senso stesso del suo progetto, Gaudenzio ha veramente radunato tutto e intero il popolo della sua valle; vi si vedono i nobili, i signori, i soldati, i contadini, i pastori, i giovani curiosi e spauriti, ma soprattutto la lunga catena di madri; quelle che fin da giovane, forse a immagine della sua, egli aveva visto, prima ragazze, poi spose, quindi lavorare e lavorare, per tirar avanti la casa e crescer i figli; giovani alcune, già avanzate negli anni altre; bionde, tutte, come sono ancor oggi; visi rotondi; carni dolci e accese dai venti d’Alagna; occhi acuti; intelligenze pratiche e sommesse; cuori semplici, veritieri e fedeli; esse son colte pressoché tutte nell’atto di stringere a sé, come parti del proprio corpo, i loro figli; dolci, care, memorande immagini d’innocenza davanti al teatro dello strazio e del sangue».

"Il gran teatro montano" verrà presentato da Giovanni Agosti, curatore dell'edizione, giovedì 21 gennaio, dalle ore 18.30, a laFeltrinelli Libri e Musica, in Piazza Duomo.

Giovanni Testori
Il gran teatro montano. Saggi su Gaudenzio Ferrari
Feltrinelli
pp.300 - € 30