<em>Pier Giorgio Frassati. L'amico <br> degli ultimi</em>, di Primo Soldi.

Frassati. Una road map per Cracovia

Dalle gite in montagna alle soffitte dei poveri. L'Università e la "Compagnia dei tipi loschi". Il libro di Primo Soldi ci restituisce tutto il carisma del beato torinese. Indicato dal Papa come modello di «santità alla portata di tutti» per la XXXI Gmg
Francesca Capitelli

In vista della XXXI Giornata mondiale della gioventù, papa Francesco lo ha indicato ai giovani come esempio da seguire. E a sorpresa, quest’estate a Cracovia verranno esposte le sue spoglie per la venerazione dei pellegrini. Francesco non è il primo Pontefice ad avere questa particolare predilezione per Pier Giorgio Frassati, il giovane torinese, morto a soli ventiquattro anni nel 1925. Giovanni Paolo II lo beatificò nel 1990, definendolo «l’uomo delle otto Beatitudini», un esempio di santità alla portata di tutti. Mentre Benedetto XVI lo citò durante la sua visita a Torino nel 2010: «Vivere, non vivacchiare», come ripeteva sempre Pier Giorgio.

Oggi la sua testimonianza torna a vivere dalle pagine del libro di don Primo Soldi, sacerdote torinese e parroco nella chiesa dedicata al beato. Uscita per i tipi di Elledici, Pier Giorgio Frassati. L’amico degli ultimi è qualcosa di più di una biografia. Prende avvio dal lavoro certosino della sorella di Frassati, Luciana, che ha dedicato anni alla ricostruzione dei ventiquattro del fratello, e ci restituisce tutta la carica spirituale, la gioia e il carisma di questo giovane.

Tra queste pagine, si possono leggere le lettere che Pier Giorgio scriveva agli amici della "Compagnia dei tipi loschi" e ai compagni di università e le testimonianze di chi, conoscendolo è rimasto affascinato dal suo amore ineffabile per la vita. E per Chi la vita la fa.

Un amore portato fino al sacrificio, quando una poliomielite fulminante, contratta in una delle soffitte che visitava ogni giorno, lo colse il 29 giugno del 1925, portandolo alla morte pochi giorni dopo.

Figlio del senatore Alfredo Frassati, direttore e proprietario de La Stampa, aveva l’abitudine di regalare tutti i soldi che gli si ritrovava per le mani i ai poveri. Il giorno del suo funerale si riversò in piazza una folla immensa, a centinaia erano accorsi per salutare quel giovane che in così poco tempo aveva dato così tanto.

La sua testimonianza è viva ancora oggi attraverso le "Compagnie dei tipi loschi", nate in tutto il mondo e modellate su quella combriccola che il beato torinese aveva fondato con gli amici più cari per vivere il cristianesimo nella sua interezza. Ogni giorno in ogni momento della vita. Come Pier Giorgio insegnava con la sua opera, in università e tra i poveri. Tanto che per il suo impegno e la sua dedizione si guadagnò il soprannome di “Robespierre”, l’incorruttibile.

Il testo è ricco di aneddoti e racconti, dalla Prima Comunione alle salite in vetta, sui monti che amava, dal soggiorno a Berlino con la famiglia al suo impegno nel Partito popolare di Sturzo e nell’Azione Cattolica.

Come ha scritto Andrea Tornielli nella prefazione: «Questo libro è più di una biografia o di un’agiografia. È una road map che offre indicazioni per seguire le tracce di Frassati, come quei segni a volte flebili ma sempre preziosi che, con due pennellate sui sassi dei sentieri di montagna, indicano la via per non perdere la strada e arrivare in vetta». Una road map che da Torino conduce dritti a Cracovia.

Primo Soldi
Pier Giorgio Frassati. L’amico degli ultimi
Elledici pp. 211, € 9,90