Paul Bhatti, "Shahbaz, la voce <br>della giustizia", San Paolo

Shahbaz e il volo dell’aquila

È stato il primo cristiano a entrare nel governo islamico del Pakistan. Paul Bhatti, suo fratello, racconta in un libro cosa ha scoperto di lui, dopo essere stato chiamato a sostituirlo quando è stato ucciso
Giorgio Paolucci

Ci sono sconfitte che nel tempo diventano vittorie. Ci sono uomini che vengono uccisi e lasciano un'eredità che li rende vivi e “contagiosi” anche dopo la morte. Uno di questi è certamente Shahbaz Bhatti, primo cristiano a far parte di un governo della repubblica islamica del Pakistan, ministro per le minoranze religiose, assassinato il 2 marzo 2011 da un commando di terroristi.

Nella sua vita tanto breve quanto intensa è stato strenuo combattente per la libertà religiosa e contro le derive del fondamentalismo islamico, infaticabile costruttore di ponti in una società dove si moltiplicano le voci che invocano muri, servitore dei poveri - fino a dormire accanto a loro nei villaggi -, appassionato testimone del Vangelo. Tanto appassionato da contagiare il fratello Paul, che da tempo aveva lasciato il Pakistan e inutilmente cercato di convincerlo a fare altrettanto per condurre una vita più sicura, al riparo dalle minacce degli estremisti. Dopo la sua morte, Paul accetta la proposta del presidente Asif Ali Zardari di sostituire per un breve periodo il fratello nell’incarico di governo e, giorno dopo giorno, scopre quanti semi di bene aveva sparso Shahbaz nelle periferie abitate dai poveri e nelle stanze delle istituzioni, conquistando i cuori di molti anche nel mondo musulmano con la sua testimonianza, e dando un contributo per l’edificazione di un Pakistan dove i credenti di ogni fede potessero convivere pacificamente.

«Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù», scriveva Shahbaz Bhatti nel suo profetico testamento spirituale. «Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora - in questa mia battaglia per aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan - Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita». Quel sacrificio ha portato frutto ed è diventato fecondo anzitutto per suo fratello, che è rientrato in patria per proseguire la sua missione, mettendo da parte i calcoli e le prudenze che lo avevano indotto a emigrare. Shahbaz significa “aquila”, con questo libro il fratello rende omaggio a chi, volando alto, gli ha indicato la rotta.

Paul Bhatti,
Shahbaz. La voce della giustizia
San Paolo
174 pagine- € 14