Mina, rappresentata in versione natalizia <br>dalla penna di Giorgio Cavazzano di <em>Topolino</em>.

Christmas Song Book

Anche stavolta, la "tigre di Cremona" è tornata a modo suo. Un album che comprende 12 brani della tradizione natalizia americana (alcuni dei quali non più incisi da molti anni), riproposti con naturale originalità. Tra le sorprese, un duetto con Fiorello
Walter Muto

È chiaro con questo album l’intento di Mina di inserire la sua opera fra quella dei grandi che hanno reso omaggio al Natale. Intento, dobbiamo dire subito, riuscito in pieno. Vediamo gli elementi costitutivi della ricetta, sicuramente non nuova, anzi già percorsa per molti dei suoi ingredienti; ma chi non apprezza una torta di mele perfettamente riuscita seguendo una ricetta proveniente dalle mani della zia o della nonna?
Perdonatemi il paragone culinario, ma in musica funziona così: si calpestano le orme dei grandi del passato per trovare nuova linfa per il presente, specialmente quando il presente è asfittico come quello attuale.

Il repertorio è la canzone classica americana. Accanto a brani già presentati nello scorso mezzo secolo un po’ da tutti (Silent Night, Jingle Bell Rock, Baby It’s Cold Outside - qui realizzato con la pregevole collaborazione di Fiorello), ne appaiono alcuni non così battuti, per esempio il Babbo Natale incastrato nel camino di Ella Fitzgerald (Santa Claus Got Stuck in My Chimney) oppure How Lovely Is Christmas, mai più incisa dopo Bing Crosby nel 1957.

La cosiddetta core-band è un trio jazz, uno dei più classici pianoforte-contrabbasso-batteria. I tre moschettieri-musicisti sono quanto di meglio si possa trovare nel bel Paese: Alfredo Golino alla batteria, Massimo Moriconi al contrabbasso, Danilo Rea al pianoforte. Anche questo non è nuovo: lo stile dell’accompagnamento dei brani fa pensare, solo per fare un esempio, al tributo natalizio di Diana Krall, ma anche a molte altre produzioni. In ogni caso, come già detto parlando dei musicisti, il livello di realizzazione dei brani è stellare.
In quattro brani si aggiunge l’orchestra Roma Sinfonietta, diretta da Leandro Piccioni e ultimo segno tangibile della grande e fruttuosa collaborazione di Mina con il grande Maestro Gianni Ferrio, recentemente scomparso dopo aver scritto la partitura per questa orchestra d’archi.

Che dire della vocalità di Mina? Alla veneranda età di 73 anni e alla maniera di altre cantanti che hanno continuato a donare al mondo il loro contributo interpretativo anche in età non più giovane, la sua voce si è naturalmente ammantata di un timbro giocoforza più caldo e talvolta leggermente sofferto, e per questo notevolmente più intenso. Il pensiero va agli ultimi lavori di Joni Mitchell, la cui voce per la verità ha subito un abbassamento più consistente, ma offre lo stesso colore drammatico e intenso.
In ogni caso Mina si diverte, e molto: si ascolti, fra le altre, il finale di Let It Snow, o il già citato divertente pezzo di Ella, sorta di filastrocca sbarazzina interpretata con leggerezza.

Un’ultima trovata, fra l’originalità ed il marketing, è stata la co-produzione con la Disney, sfociata in una serie di confezioni a scelta, che prevedono la presenza dei disegni di Giorgio Cavazzano che ha ritratto il personaggio di Mina Uack in vari formati, inclusi nel booklet del cd, fino ad un intero fumetto allegato al disco o, nella versione deluxe, alcune tavole originali del disegnatore.

Come già detto, il repertorio è totalmente in inglese ed anche il problema-lingua è affrontato e risolto brillantemente. Mina ha detto a Fiorello che si è preparata ascoltando Frank Sinatra. E ha fatto bene. Fiorello, a sua volta, ha raccontato di essere stato accolto dalla grande artista nel suo studio di Lugano - dove aveva portato anche moglie e figlia - con grande cordialità e affetto, specialmente nei confronti della bambina. Gesti di una umanità che traspare anche da questo lavoro, che può a buon diritto essere inserito tra i grandi dischi dedicati al grande fatto del Natale, grazie al lavoro di artisti su canzoni in cui il Natale si chiamava ancora con il suo nome, che con buona pace di tutti, in inglese, tiene dentro il nome di chi è nato, Cristo. E che forse per questo è stato sostituito negli auguri politically correct dal più generico e insulso buone feste, senza più sapere cosa si festeggia. E allora Buon Natale, Happy Christmas!