<em>Jazz'n'roll</em> di Remo Bianchi.

Le nuove strade del jazz

Dal riff funky all'atmosfera tesa quasi post-bop, dalle ballad intime a quelle più scontrose. Il cd di Remo Bianchi, "Jazz'n'roll", è questo e molto di più. Perchè per riprendere in mano le radici bisogna guardarle da un'altra angolatura e con pazienza
Walter Muto

Prima ancora di parlare di questo cd, occorre mettere in evidenza un nota-bene. Stiamo parlando di un lavoro di musica strumentale. Nei film ne sentiamo tanta, senza rendercene conto, ma la nostra attenzione è perlopiù catturata dalle immagini. Il musicista responsabile di questo progetto è un chitarrista jazz. E in genere, il 98% delle cover jazz si rifanno all’era dello swing nel suono e nel look di band e cantante. Nel caso di Remo Bianchi si tratta invece di prendere in mano la propria vita musicale e proporre nove nuovi brani, in cui, insieme a tre validi compagni di avventura - Tullio Ricci al sax tenore, Stefano Spina al basso e Alessio Pacifico alla batteria - parte da territori conosciuti e dai propri maestri per cercare nuove strade.

Il jazz è sempre stato scoperta, interplay, improvvisazione. Ma improvvisare non significa suonare note a caso seguendo la voglia del momento, ma significa conoscere così bene il tessuto armonico del pezzo da poter creare una melodia estemporanea - il cosiddetto “assolo” - prima di risuonare tutti insieme il tema, sempre enunciato almeno una volta all’inizio del brano.

Il lungo nota-bene è finito. Ora siamo di fronte a una chitarra elettrica - una Fender Telecaster, ha confermato lo stesso Remo - un basso elettrico, una batteria ed un sax tenore. La formazione è impegnativa: tutto il lavoro armonico è affidato alla chitarra e alle fondamentali del basso. Si passa dal riff funky di apertura di Blue Oranges Street, all’atmosfera tesa quasi post-bop del tema di Remo’s Groove, alla bellissima ballad While Michelle’s Cooking, spostandosi verso il latin di The Big Party, per poi virare con Into My Garden, dai toni intimi e a tratti volutamente un po' scontrosi. Song For Mal Waldron parte come bossa, ma il tema ci porta poi verso lo swing, impreziosito anche da una serie di stacchetti sincopati ben scritti e ben realizzati. E poi Nocturne, una ballata a tempo di jazz-waltz con un divertente tema a pieni e vuoti che si apre nella sua seconda metà per poi lanciarsi negli assoli. Non da ultimi, Traffic Jam, sporco e veemente esempio di funky urbano, e l’esperimento elettronico e vocale di Night Images, che conclude l’album.

I temi sono in genere ben strutturati e non troppo intellettuali. Certamente si rifanno ai grandi amori di una vita di Remo: Pat Metheny e Mike Stern su tutti, ma anche i Weather Report, Miles Davis, cioè tutto quello che una volta veniva definito fusion, un termine esotico ma che ormai ha perso tutto il suo valore evocativo.

Anche dal punto di vista improvvisativo il discorso fila senza incagli; si percepisce grande maestria, proprietà di linguaggio e capacità di dosare i numeri all’interno della parte solista.

Un "bravo" a Remo e al suo coraggio, nella speranza che si possa riscoprire un po’ alla volta un linguaggio oggi è un po’ desueto, ma che in realtà sta alla base di tanti altri generi che non esisterebbero senza il jazz. E una dedica speciale al padre, Angelo Bianchi, grazie al quale Remo ha potuto studiare e approfondire il suo linguaggio preferito. Un modo per riprendere in mano le radici e guardarle da un’altra angolatura, con pazienza.

Per l'anteprima del cd: www.cdbaby.com

Remo Bianchi, Jazz'n'roll
CdBaby.com, 2014