La copertina dell'album.

Il ruggito di Croz

Una carriera coronata da successi, insieme a Graham Nash e Stephen Stills, e da eccessi. A 72 anni ritorna sulla scena musicale con un nuovo album uno dei grandi protagonisti della Westcoast degli anni Settanta. Con testi di spessore e armonie azzeccate
Walter Muto

Il vecchio marinaio si è rimesso in viaggio. Per la verità questa volta fra le mura domestiche dello studio di registrazione del figlio e non per l’oceano come soleva fare un tempo. D’altronde avvicinandosi ai 73 anni di età e con tutta una serie di acciacchi, la scelta è comprensibile. Ma forse occorre andare con un po’ più di ordine. Stiamo parlando di David Crosby, grande vecchio della cosiddetta Westcoast che imperversava negli anni ’70 e che oggi viene ripresa a piene mani da decine di band giovani. Per la verità la sua cinquantennale carriera inizia nel 1964 con i Byrds, che mietono una serie di successi, lanciati anche da una riuscita cover "psichedelica" di Mr. Tambourine Man di Dylan. Poi nel 1968 l’incontro con Stephen Stills e Graham Nash che porterà all’incredibile esperienza di Crosby, Stills & Nash. Dopo l’uscita ed il grande successo del primo album del super-trio, Crosby perde in un incidente stradale la sua amatissima fidanzata Christine Hinton. Il dolore è grandissimo e accentua il suo rifugio nella frequentazione massiccia di droghe ed alcol. Graham Nash decide di accompagnarlo in un viaggio in barca di alcuni mesi e condivide il suo dolore, mettendo il seme di una amicizia che sosterrà (anche economicamente) David durante i frequenti alti e bassi della sua vita. Crosby distillerà questa perdita idealizzando Christine come una nuova Ginevra ed immortalandola nella sua canzone più riuscita ed evocativa, Guinnevere appunto, che uscirà sull’album Dejà vu di Crosby Stills Nash & Young, quest’ultimo da poco aggiuntosi al trio.

Del 1971 è il suo primo e visionario album solista If I Could Only Remember My Name. Quella di David Crosby è stata una vita travagliata, ricca artisticamente, anche se molto legata al periodo d’oro, quello appunto fra la fine degli anni ’60 e la metà dei ’70, in cui lui e i suoi soci hanno scritto e prodotto canzoni immortali. Umanamente è passato attraverso dissoluzione, droga, malattia, un trapianto di fegato, carcere, un figlio dato in adozione e ritrovato dopo trent’anni, un fratello suicidatosi per disperazione e finalmente un ritrovato equilibrio, anche grazie ad una nuova e stabile storia d’amore. Così, a cinquant’anni dal debutto, David Crosby si rimette all’opera e sforna questo album, che già dal titolo vuole ispirare una certa familiarità. Croz è infatti il nickname, il nomignolo con cui lo chiamano gli amici più intimi. Ed anche per realizzarlo Crosby ha scelto il piccolo studio domestico del figlio naturale James Raymond, con cui collabora dai primi anni ’90, epoca del ritrovamento.

Già il fatto che un artista, a settantadue anni, si rimetta in discussione e produca ancora un lavoro nuovo è notevole. Il lavoro poi è di spessore, ricco di testi profondi e di musica ben fatta e ben arrangiata, con un paio di ospiti di lusso, Mark Knopfler nel pezzo di apertura, What’s Broken ed il trombettista Wynton Marsalis, che regala un fantastico assolo in uno dei pezzi più riusciti dell’album, la malinconica Holding On To Nothing. Canzone estremamente poetica che parla del tanto tempo passato senza riuscire a trattenere niente, e che si conclude con una specie di definizione di se stesso: «Tutte le foto che guardo mi sorridono, ma oggi sono una persona nuova, non so molto, solo vado e vengo, uno straniero di passaggio».

Lo stesso tema è ripreso nella bellissima e blueseggiante Slice of Time, una fetta di tempo, appunto. La voce è intatta, assolutamente non intaccata dal tempo, semmai ulteriormente migliorata negli ultimi anni. Porta la consapevolezza ed il peso di una vita vissuta pericolosamente, ma si libra ancora alta e convincente, ben accompagnata dagli arrangiamenti strumentali e vocali coordinati dal figlio James Raymond.

Come sempre la produzione di Crosby si esprime in due modalità diverse, quella più pubblica, diremmo "politica" in senso lato, e quella più intima e sognatrice. Anche qui sono presenti canzoni di stampo pubblico (Time I Have e Set The Baggage Down, per esempio, o l’invocazione alla fratellanza di Radio), ma sicuramente quelle appartenenti all’altra categoria sono le più ispirate e convincenti. Concludiamo descrivendone ancora due. Innanzitutto Morning Falling, che parla di un futuro in declino, quindi di un tema pubblico, ma accompagnato da un arrangiamento davvero riuscito in cui il figlio James Raymond mostra tutte le sue doti. Ma forse la vera punta di diamante è If She Called, in cui Crosby entra nei pensieri più intimi di un gruppo di prostitute osservate per strada dalla finestra di un Hotel, durante una tournèe in Germania. Lui, l’alfiere del sesso libero e di gruppo (raccontato in una canzone che all’epoca fece molto scandalo, Triad, del 1967) si trova a verificarne la dissoluzione nel nulla. Come ha notato David Fricke su Rolling Stone, è quell’utopia di amore libero rivoltata e andata a male. In questa canzone, riprendendo lo stesso arpeggio chitarristico di Guinnevere, Crosby narra con voce limpida e sofferta la distruzione e la mercificazione anche di quell’amore puro e virginale, provando appunto ad immaginare i pensieri di quelle ragazze, chiedendosi dove sono ora i loro genitori, e come dice il titolo, cosa sarebbe successo se lei avesse chiamato, If she calledGesto coraggioso quello di riconoscere un fallimento, ed altrettanto coraggioso accompagnarsi in questo brano solo con una chitarra elettrica, che lascia trasparire ad un ascolto attento la difficoltà di sostenere sempre l’arpeggio ed alcune note "sporcate" dai ditoni che stoppano alcune corde. Tutto ciò non fa che rendere ancora più vero l’urlo di questo grande artista. «Lei sogna, d’altronde non sogniamo tutti noi? Un posto, una strada, un tema ricorrente. Lei ricorda un tempo in cui l’amore era vivo, ma ora si perde nel suono delle macchine, di mattina presto, nella città. Il suono del ruggito mattutino delle macchine». Non è solo la città con i suoi rumori di macchine; è il vecchio leone che non ha ancora smesso di ruggire.

David Crosby
Croz
Blue Castle Records - 2014