La copertina del cd.

Molto americano, molto umano

Da due settimane è in testa alle classifiche negli Usa. Il titolo del nuovo album di John Mayer già dice tutto: "Born and Raised". Nato e cresciuto. Storie e melodie essenziali con un look da cowboy e un amore per il blues
Walter Muto

Negli Stati Uniti non molla la vetta delle classifiche da due settimane, qui da noi è stato accolto piuttosto tiepidamente. Parlo dell’ultimo CD (e download da iTunes, che ormai va di pari passo) di John Mayer. Questo ragazzone originario del Connecticut, classe 1977, ha avuto un grande successo commerciale con l’uscita del suo primo lavoro, Room for squares, del 2001, vincendo solo due anni dopo il Grammy Award come miglior artista pop maschile. Ed in effetti i primi lavori, nel mostrare grande abilità chitarristica ed ottime doti di scrittura, erano tuttavia improntati ad un pop acustico di grande effetto. La canzone Your Body is a Wonderland divenne in breve un inno per i teenagers e i college students di quegli anni.

Qualche anno dopo il nostro si imbarca invece in una serie di avventure musicali che lo riportano ad uno dei suoi grandi amori: il blues. Messa in un angolo la chitarra acustica e imbracciata la Stratocaster, seguendo le orme del suo mito - Stevie Ray Vaughan - si esprime sia in una grande rhythm’n’blues band che in trio, accompagnato in quest’ultima formazione da due assoluti mostri sacri: Pino Palladino al basso e Steve Jordan alla batteria.

Ma qualche tempo fa accade un fatto inaspettato: un granuloma alla gola e le conseguenze dell’operazione per rimuoverlo gli impediscono di cantare per un lungo periodo di tempo. Ancora oggi sta promuovendo il suo cd in trasmissioni televisive senza potersi esibire, fatto davvero insolito. Ed allora, vuoi per questa imprevista casualità, vuoi per il suo desiderio di tornare alle radici, intraprende un viaggio in macchina, attraverso il quale scrive le canzoni del suo nuovo lavoro, Born and Raised, cioè nato e cresciuto. È un viaggio sul filo della memoria, in cui Mayer racconta storie come solo lui sa fare, con un verso pulito, rimato e musicale, melodie essenziali ma che rimangono e accompagnamento che riporta alle radici. Come molti hanno già rimarcato, non è un lavoro innovativo, ma dà la stessa sensazione di quando si torna a casa e qualcuno ha messo su il caffè per te. Certo, guardate la copertina del disco e troverete una certa enfasi rétro; cercate qualche foto dell’ultimo periodo e vedrete che il look da cowboy con tanto di cappellaccio e capello lungo è forse un po’ esagerato.

Ma poi ascoltate le canzoni e provate a entrare nelle storie raccontate (fra parentesi su www.johnmayer.com ci sono le anteprime di alcuni pezzi, con dei video ripresi da una telecamera fissa sul parabrezza e le parole che scorrono – guardateli e ascoltateli come assaggio): a me è rimasta impressa la storia di Walt Grace, che pur di fuggire da una routine che lo schiaccia e gli impedisce di vivere, si costruisce un sottomarino e si avventura nell’oceano. Un sogno, un grido estremo, forse paradossale. Molto americano, certo. Ma anche molto umano. Questa e le altre storie, confezionate in un prodotto di altissima qualità, impreziosito da ospiti illustri (il trombettista Chris Botti e Crosby e Nash, solo per citarne alcuni) meritano a mio avviso di essere prese in considerazione e ascoltate.

John Mayer
Born and Raised
Columbia - 2012