La copertina del libro.

HELP! Alla scoperta del vero grido del rock

Dalla passione per la musica di un gruppo di amici è nato un libro, cui ha fatto seguito una serie di concerti. Rimini, Bergamo, Padova: il successo di una musica che non è solo utopia, ma anche attesa e senso religioso
Walter Gatti

Centinaia di persone che si ritrovano per capire cosa ha da dire di autentico la musica rock: accade anche questo nell’epoca impalpabile e digitale di XFactor e di E-Mule. Mi riferisco alle performance di Help! Il grido del rock, serate di incontro-ascolto musicale che da due anni vengono organizzate in giro per l’Italia, da Fidenza a Messina, da Padova a Torino, affollatissime di giovani e adulti che si incontrano con la voglia di scoprire cosa c’è dietro note e ritornelli, per trovare magari quel desiderio di totalità, quell’attesa autentica di musicisti e autori di canzoni, che è poi cifra comune anche a scrittori e registi, pittori e artisti.
La storia da cui è partito tutto è quella di una passione per la musica e per le sue vicende umane, e del tentativo di suggerire che il rock non è solo disperata autodistruzione o fragile utopia, ma è attesa, senso religioso, preghiera, a volte dipendenza autentica come dimostrano grandi canzoni di Beatles e Pink Floyd, Dalla e Capossela, Dylan e Mike Scott, Ferretti e U2. Questa lettura non conforme all’habitus culturale è diventata nel 2008 un libro per Itaca editore, Help!.Domanda, utopia e desiderio nelle canzoni che hanno fatto epoca. Insolito l’approccio umano, non consueta la forma espositiva: non un autore solo al comando, ma un gruppo di giornalisti-amici (Riro Maniscalco, Walter Muto, Paolo Vites, Stefano Rizza e Franz Coriasco) nel tentativo di costruire un’antologia ragionata in un lavoro coordinato, approfondito, a volte anche di faticoso confronto. Così è nato il primo volume, seguito lo scorso anno da Cosa sarà, libro analogo dedicato però alle canzoni italiane; così sta nascendo il prossimo titolo, dedicato al gospel, al blues e alla folk music. Cosa c’entrano i libri con gli spettacoli? Semplice! Usciti i volumi, in molti hanno richiesto agli autori di fare delle presentazioni e così, visto che non c’è nulla di peggio che parlare di musica senza farla ascoltare, sono nate le performance.
Son trascorsi due anni da quando è iniziata l’avventura di queste serate, ed Help! sta girovagando per l’Italia tra centri culturali e parrocchie, librerie e scuole, assumendo le sembianze di una poliedrica performance. Varese, Bergamo, Treviglio, Padova, Bologna, Fidenza, Mestre: ogni serata ha la sua fisionomia, il suo “format”. In una parrocchia di Torino una band di giovani ha messo in piedi uno spettacolo seguendo la falsariga delle canzoni proposte nei libri. Stessa cosa a Fidenza, dove una band di studenti liceali ha dato vita a un concerto-spettacolo teatrale seguito da oltre trecento persone, con tanti adulti e professori in platea (tra cui addirittura l’assessore della cultura). A Padova, invece, gli universitari hanno organizzato un’enorme festa a cui hanno invitato tutti i candidati alle recenti elezioni per gli Organi collegiali e gli hanno proposto un’ora di rock con la Beer Boom Band, ensemble formato da ottimi musicisti universitari. A Pesaro la convention nazionale di Diesse ha dedicato novanta minuti dei suoi lavori serali all’incontro tra professori e musica, con canzoni di Dylan, Kris Kristofferson, Cat Stevens, Pink Floyd, mentre al Meeting 2009 (in una delle migliori presentazioni sin qui realizzate) oltre cinquecento persone hanno applaudito una formazione mista che prevedeva i Versus di Daniele Dupuis più le esibizioni acustiche di Walter Muto, Stefano Rizza e Riro Maniscalco.
Per il 2010 ci sono già molte serata in programma, tra cui le primissime sono a Ravenna, Messina (alla festa dei Giovani), Padova (due serate in un music-club del centro), Pesaro. Il difficile non è rispondere alle richieste di presentazioni, ma è star dietro a tutto ciò che di nuovo e di affascinante esce sul mercato discografico, magari cercandolo dietro il fuoco di sbarramento delle classifiche e alla monotonia delle radio. Così le presentazioni si arricchiscono anche di canzoni non inserite nei libri, tra produzioni di grandi autori, come nel caso di Guadalupe del texano Tom Russel (che racconta proprio il suo pellegrinaggio al santuario di Città del Messico: «Lei mi protende le sue braccia stanotte/ Signore, la mia povertà è vera/ La mia preghiera è che piovano rose su di me/ Da Guadalupe sulla sua collina/ Ma chi sono io per dubitare di questi misteri/ Tirati su in secoli di sangue e fumo di candele/Sono l'ultimo dei tuoi pellegrini qui/ Sono quello che ha più bisogno di speranza/ Lei è apparsa a Juan Diego/ ha impresso la sua immagine sul suo mantello/ 500 anni di dolore/ Non hanno distrutto la loro fede profonda/ Ma eccomi qua, il tuo miscredente straccione»), ed esordi di giovani di talento, come nel caso del piemontese Deian Martinelli, che nel suo primo disco ha inciso una canzone di puro stupore, Nonostante i lampioni: «Parola nuova non c’è/ Una frase nuova non c’è/ Per dire ancora una volta che/… la luna è così bella/ nonostante tutte le porcherie/… nonostante i progetti edilizi/ la luna è una bellezza/ è solo un asteroide butterato/ ma la luna è una bellezza».
Ma in fin dei conti dove sta il segreto di queste performance? Nel fatto che propongono un modo nuovo e insolito di ascoltare e scoprire, di giudicare e trattenere. Un approccio senza confini prefissati che fa sentire di colpo vicine canzoni conosciute o ignorate, che trasforma melodia e storia di altri in qualcosa di “proprio”. Come nel caso di Mi sei scoppiato dentro al cuore all’improvviso, folgorazione d’incontro cantata da Mina, oppure nelle parole eterne di un dimenticatissimo Sergio Endrigo che, prendendo a prestito da Vinicius de Moraes, nel ‘69 cantava La vita, amico, è l’arte dell’incontro. Forse l’attenzione e la partecipazione con cui le serate di Help! vengono seguite in fin dei conti è tutta in queste parole: arte, vita, incontro. Parole valide anche quando si parla (meglio si ascolta) ciò che il rock ha voluto raccontare in cinquanta controversi anni della sua storia.