La copertina del cd.

MALIKA AYANE Un disco "come si faceva una volta"

Walter Muto

Stavo guardando il Festival di Sanremo e la canzone che apre questo album mi ha colpito subito come una sassata. Ricomincio da qui, una canzone scritta bene, in cui l’armonia ha ancora valore (a differenza dell’80% delle altre canzoni), un arrangiamento raffinatissimo ed efficace, un’orchestra che si muove e non fa solo da tappeto, una voce da interprete di grosso spessore. Tutto il resto l’ho scoperto dopo: sì, perché acquistare subito il cd è stato il passo immediatamente successivo. Senza nostalgia, si è di fronte ad un disco fatto “come si faceva una volta”, e voglio dilungarmi un attimo per farvi capire cosa intendo. Gli arrangiamenti non sono affrettati cut and paste, ma sono scritti con perizia e affidati a musicisti ed orchestre di altissimo livello. Ferdinando Arnò (autore di buona parte dei pezzi ed arrangiatore) ci fa entrare in un mondo musicale pieno di riferimenti, usati non per copiare pedissequamente, ma come reale fonte di ispirazione. Sono i mondi musicali che ha respirato fin da bambino: il jazz, i Beatles, ma anche squarci di suoni modernissimi usati con sapienza. Si trovano nomi di spicco del panorama nazionale e internazionale: Paolo Conte, Cesare Cremonini (ospiti e coautori di alcuni pezzi), ma anche il superbo arrangiatore Vince Mendoza (che ha scritto proprio gli archi di Ricomincio da qui) e il violinista e direttore Alexander Balanescu, oltre ad alcuni fra i migliori musicisti italiani coinvolti nel progetto. Il lavoro, variegato e poliedrico come la personalità dell’artista (e del suo produttore), cantato in parte in italiano ed in parte in inglese, è veramente godibile dall’inizio alla fine, sia che proponga canzoni più impegnate e dalle sonorità più moderne (Sogna, per esempio, la traccia 10), sia che si tratti di riusciti divertissement (come Mille, in cui si strizza l’occhio al rock-steady e allo ska, o Brighter than Sunshine, motivetto geniale che non ti esce più dalla testa). Una spruzzatina di Brit-Pop (Satisfy my soul) e immediatamente dopo una quasi melodrammatica romanza affidata solo all’orchestra (e alla voce, naturalmente – Chiamami adesso). Si arriva in fondo al disco volentieri, e si ricomincia ancora più volentieri. Perché le canzoni sono azzeccate, certo, ma anche perché si capisce che dietro un prodotto così c’è tanta professionalità, tanto lavoro e un approccio di qualità. Apprezzata (almeno da me) anche la scelta di non concedere il pezzo presentato a Sanremo per le varie compilation. Così per avere la canzone magari si corre il rischio di acquistare tutto l’album. Come si faceva una volta, appunto.

Malika Ayane
GROVIGLI

Sugarmusic (2010)