La copertina del cd.

WILLIE NELSON Il lato country dell'America

Walter Muto

Stiamo parlando di una leggenda assoluta della musica country and western. Willie Nelson, 77 anni, quattro mogli e sette figli, texano d’origine, è una vera e propria icona d’America. Nella sua lunghissima carriera, iniziata mentre frequentava la scuola, ha collaborato con un'infinità di grandissimi nomi della musica (ve lo ricordate in We are the world subito dopo Dionne Warwick e prima di Al Jarreau e dell’urlo del Boss?) e vanta una discografia sterminata, di cui questo Country Music è l’ultimo capitolo.
Che dire più di quanto il titolo già spiega benissimo? È l’ennesimo ritorno a casa per Willie, che in questo lavoro affida la produzione a T-Bone Burnett, personaggio di spicco per la realizzazione di album che attingono alle radici vere della musica nordamericana (sua per esempio la produzione della bellissima colonna sonora di Fratello dove sei).
Un brano è composto da Nelson, tre sono traditional ed il resto classici della letteratura country/bluegrass/folk. La caratteristica voce nasale si staglia su arrangiamenti semplici e ben curati, affidati a una serie di musicisti country, buona parte dei quali aveva già realizzato con T-Bone Burnett l’album vincitore di Grammy Award Raising Sand, strano incrocio fra la violinista Allison Krauss e il cantante dei Led Zeppelin Robert Plant. Neanche tanto nascosto, è un invito ad andarvi a riascoltare anche quello.
Un vero tuffo nel country, annunciato senza ombra di dubbio dalla storia dell’artista, dal titolo del cd, dalle immagini. Non si può certo accusare il prodotto di pubblicità ingannevole.
Bisogna però aggiungere che all’interno del genere annunciato, il livello musicale è di altissima qualità: la tipica voce nasale è un marchio di fabbrica; le sonorità degli strumenti tipici del Country (chitarre acustiche, contrabbasso, violino, banjo, slide guitars) vengono miscelate dalla sapiente produzione di Burnett e ci invitano ad un viaggio nelle radici profonde d’America. Una menzione particolare va a Satan Your Kingdom Must Come Down, convinta affermazione della supremazia di Gesù sul tentativo di dominio del diavolo, in un arrangiamento da cui traspaiono sud, sabbia e sole. Freight Train Boogie ci porta indietro nel tempo, quando i blues accompagnavano la costruzione delle ferrovie. Immancabile il valzer country in Satisfied Mind. E senza voler citare tutto, molto bello anche il brano di chiusura, un blues di cui sono state realizzate innumerevoli covers, Nobody’s Fault But Mine; ultimamente una preghiera, il tentativo di chiedere pietà e di salvarsi l’anima. Non è stata colpa di nessuno, se non mia. Certo è una religiosità tipicamente americana, impastata di contraddizioni, ma qui il vecchio Willie sembra proprio sincero.

Willie Nelson
COUNTRY MUSIC
Decca (2010)