La copertina del cd.

THE BASTARD SONS OF DIONISO Burattini con i fili

Walter Muto

In reazione all’articolo del mese di maggio su Tracce, mi ha scritto una lettrice, dicendo che contrariamente a quanto io affermavo, sull’album dei Bastard Sons of Dioniso c’era musica interessante e degna di attenzione. Personalmente, ho seguito i tre ragazzi durante l’anno in cui hanno fatto X Factor, e non mi erano dispiaciuti, musicalmente parlando. Nell’articolo mi riferivo invece solo alla partecipazione come ospiti al concerto milanese di Van De Sfroos, dove non mi erano piaciuti affatto, essendo stati molto approssimativi.
In ogni caso, dopo questa provocazione, ho voluto dedicarmi ad un ascolto più approfondito del loro ultimo cd In stasi perpetua.
Innanzitutto il lavoro ha una sua dignità e coerenza: i tre ragazzi suonano chitarra, basso e batteria e i pezzi hanno un sound massiccio, compatto, direi hard rock suonato con vigore. Praticamente in tutti i brani sono presenti inoltre armonizzazioni vocali piuttosto ambiziose (che in ogni caso sentite dal vivo non sono così precise come in studio). Si riconoscono abbastanza facilmente una serie di riferimenti: i loro maestri sono sicuramente i più famosi rock trio, Nirvana, Blink 182 e Police, oltre a certo hard rock, appunto. Nei testi infine, per concludere l’analisi generale, c’è una certa ricerca, ispirandosi e rubacchiando talvolta ad una lingua aulica del passato (un madrigale di Monteverdi, per esempio). Su tutto questo, la produzione esecutiva di Mara Maionchi e quella artistica di Gaudì, loro mentore anche durante X Factor.
Quindi effettivamente di spunti interessanti ce ne sono. Solo che il tutto appare veramente molto costruito, come se si fosse ragionato a tavolino su come sdoganare un genere non di facile consumo, facendolo interpretare a tre ragazzetti comunque già famosi grazie alla tv e pompando (grazie all’intervento di una grande major) un prodotto da bancone di birreria come uscita patinata da centro commerciale. Come dire: apparire alternativi senza esserlo, anzi essendo completamente mainstream.
Ascoltando il cd con l’amico e artista Carlo Pastori, lui mi ha suggerito un’immagine, parafrasando un vecchio, importante disco di Edoardo Bennato: "burattini con i fili". L’impressione è che questa operazione sia l’ennesimo, violento - anche se sembrerebbe indolore – incasellamento. Pare, fra l’altro, che i tre non fossero nemmeno un gruppo prima di essere messi insieme per le loro abilità e per affrontare X Factor. Sembra quasi un lavoro di Gaudì suonato dai Bastards.
Queste le mie impressioni musicali, dopo un certo numero di ascolti. Impressioni discutibili, anzi invito a parlarne chi volesse farlo.
La canzone che chiude il disco poi, Ease my pain, suona quasi come un’ammissione di colpevolezza: siamo così, prendeteci come siamo. Addolcisci il mio dolore, la mia scimmia si sta bevendo il mio cervello. / Addolcisci il dolore, alza il livello del volume / non far male ancora al mio cuore / addolcisci il dolore, un’altra pinta nelle mie vene. E in una lunga (e a mio avviso inutile) ghost track i tre giocano alla morra su un tavolaccio d’osteria. Il mio giudizio finale è: tre ragazzi che suonano e cantano bene, guidati in una produzione artistica di alto livello, ma troppo curati per essere veri. E per questo non mi hanno convinto fino in fondo. Ma invito tutti ad ascoltare per poi giudicare, e non viceversa.

The Bastard Sons of Dioniso
In stasi perpetua

Sony (2009)