La copertina dell'album.

Una fotografia di oggi scattata da Sanremo

Il cd del Festival non ha bisogno di presentazioni. Dei due brani che ogni artista ha presentato ne compare uno solo. Ed ogni canzone ha un proprio stile. Un particolare ritmo. E una certa tendenza, che esprime un giudizio sul presente...
Walter Muto

Più di qualcuno si starà chiedendo il perché della segnalazione di un cd che tutti stanno già pompando, essendo uno dei pochi a vendere, come tutti gli anni. Il motivo è duplice: innanzitutto compilation come questa fotografano un momento preciso di storia, così come il Festival stesso di quest'anno ha dato dei segnali importanti, perlopiù preoccupanti. E il secondo è poter dare un giudizio, sia sulle canzoni che su questo momento.

Innanzitutto sul cd non ci sono tutte le canzoni che abbiamo ascoltato durante le serate, perché ognuno dei big ne presentava due, fra le quali televoto e giornalisti hanno determinato la prescelta che avrebbe continuato la competizione. Sul cd compaiono quindi solo le canzoni scelte da questa specie di “primarie” inventate da Fabio Fazio. Nella (breve) analisi delle canzoni andrei quindi per temi. La compilation si apre con Raphael Gualazzi, dotato ma a mio avviso sovrastimato artista che si ispira al mondo del jazz. Così pure fanno Simona Molinari e Peter Cincotti. Queste due canzoni, nel tentativo di essere originali, suonano un po' come il clone di se stesse. La sconosciuta ai più Maria Nazionale è la classica cantante partenopea che esprime il suo mondo melodico. Punto. Gli Almamegretta sono il rovescio della medaglia, esprimono nel loro pezzo le classiche istanze sociali alla Ragazzo della via Gluck fuori tempo massimo. Annalisa e Chiara Galiazzo sono espressione del mondo televisivo, Amici la prima e X-factor la seconda. Stravince Annalisa, per la canzone frizzante e per l'interpretazione sbarazzina ma precisa e affidabile, pur avendo anche Chiara grandi doti vocali. Daniele Silvestri, Simone Cristicchi e Max Gazzè sono espressioni del mondo cantautorale. Due canzoni su tre in qualche modo attaccano la Chiesa o la religione in genere, Gazzè con il sarcasmo, Cristicchi con una sua personale visione di inferno e paradiso. Silvestri, cantautore di razza, mescola stornelli e Sessantotto in una canzone d'altri tempi, ariosa, di spessore, ma un po' troppo nostalgica nel testo. Mancano Marta sui tubi, espressione del mondo indipendente, con un pezzo ruggente nel loro stile, e Malika Ayane, interprete di razza a mio avviso un po' penalizzata dalla canzone non molto adatta a lei.

Prima però di salire sul podio (da cui mancano i Modà, arrivati terzi, unici a non aver dato l'autorizzazione a comparire nella compilation), una rapida occhiata ai giovani. Leggermente standardizzati, con qualche eccezione, in particolare la bravissima Ilaria Porceddu. Il vincitore Antonio Maggio ha il brano forse più riuscito, spiritoso e dal tormentone irresistibile e radiofonico, che vagamente ricorda il giro armonico del pulcino pio. Ha vinto invece il premio della critica Renzo Rubino con la sua romanza gay Amami uomo. Ecco un altro piccolo segno dei tempi, il tentativo di far passare come normale una eccezionalità. Scusate la deviazione, ma questo va detto: i due ospiti più di rilievo erano un gay e un transgender, ed in più durante una serata, Fazio ha dato spazio ad un siparietto fra i due omosessuali “costretti” ad andare a sposarsi a New York...

Ma torniamo alle due canzoni sui gradini più alti del podio. Marco Mengoni vince con L’essenziale, canzone tagliata su di lui come gli abiti che indossava cantando: storia d’amore sentimentale, tendente al patetico ma asessuata, per lasciare incertezza sul destinatario del messaggio. Ed infine la già ora ascoltatissima La canzone mononota, autoreferenziale non-canzone che spiega se stessa mentre accade, proposta come uno schiaffo, una altisonante pernacchia al Festival tutto intero da Elio e le Storie Tese. Come si vince l'inevitabile monotonia di una canzone cantata tutta su una sola nota? Con un continuo, caleidoscopico mutare di stili, arrangiamenti, strumenti, in un crescendo irresistibile di citazioni, tratte dai mondi musicali più lontani e messe in un unico calderone. Entertainment all’ennesima potenza, che richiama alla memoria da una parte il pluri-citato (a proposito e talvolta no) Frank Zappa, ma ancora di più il per niente citato Carl Stalling, che per vent’anni lavorò alla Warner Bros. componendo le colonne sonore dei cartoni animati più famosi. Provate ad “ascoltare” un cartone animato di Bugs Bunny o Gatto Silvestro senza guardarlo, e l’impressione sarà simile.

Concludono la compilation tre pezzi storici del Festival, rappresentanti i tre premi alla carriera assegnati durante le serate: Felicità di Al Bano e Romina, L'Italiano di Toto Cutugno e Sarà perchè ti amo dei Ricchi e Poveri, che per la verità non sono apparsi al Festival per la tragedia che ha colpito uno di loro.
È singolare, direi addirittura interessante l'esperienza di riascoltare una compilation come questa dopo qualche anno. Perché le canzoni fotografano un momento, individuano delle tendenze che magari qualche anno dopo si sono trasformate. Mi pare importante giudicare queste istantanee, queste polaroid musicali, come si cerca di giudicare tutti gli aspetti della realtà. Per giudicare quello che dura, quello che vale.

Sanremo 2013
Warner Music - 2013