La copertina del cd.

Lo spirito, il tu, il tutto

"Spirityouall" è il nuovo album di Bobby McFerrin. Blues, country, bluegrass e alcuni dei più amati spirituals. All'età di 63 anni il cantante statunitense regala un album ricco e dalle sfumature varie. «Voglio che si abbia la sensazione di vera gioia»
Walter Muto

Fa sempre piacere e un po’ impressione che un artista di fama mondiale, interprete incredibile ed in continua evoluzione, alla bella età di 63 anni decida di continuare ancora la partita. Non solo, ma ritornando in maniera dolce e al tempo stesso decisa alle sue origini. E 25 di anni ne sono passati da quel 1988 che lo vide esplodere in tutto il mondo grazie ad un motivetto forse banale, ma di grande efficacia, che mostrava in pochi minuti la sua attitudine gioiosa e la sua grande perizia vocale. Anche se non vi dice nulla il suo nome che avete letto in alto, vi dirà sicuramente qualcosa Don’t Worry, Be Happy.

Ma nel momento in cui diventò una star mondiale grazie ad un motivetto - quasi improvvisato in sala d’incisione ed affidato esclusivamente alla sua voce sovraincisa su più tracce - Bobby McFerrin era già conosciuto ed apprezzato nell’ambito del jazz ed aveva già annoverato una serie di collaborazioni importanti, per esempio con il grande chitarrista George Benson e l’altrettanto grande pianista Herbie Hancock. In più cominciò a realizzare i suoi dischi e ad esibirsi dal vivo completamente da solo: sui dischi affidando alla sua straordinaria voce tracce multiple - melodie, ritmi, imitazione di strumenti e di timbri diversissimi -, dal vivo interagendo con il pubblico e cantando simultaneamente parti melodiche e accompagnamenti. YouTube è pieno di sue performance strabilianti, non solo fuochi d’artificio, ma immense doti tecniche messe al servizio di una grande creatività ed espressività. Nella sua lunga e luminosa carriera poi ha affiancato performance con le più grandi stelle del jazz (Chick Corea e Yellowjackets fra i tanti) a collaborazioni illustri nel campo classico (Yo-yo tra le tante), sperimentazioni vocali e studi di direzione d’orchestra, abbattendo ogni regola e creandone di nuove, oltre ad essere compositore e fonte di ispirazione per molti cantanti e musicisti.

Il titolo stesso di questo nuovo lavoro è emblematico: Spirityouall, neologismo composto che si pronuncia esattamente come spiritual, il canto cristiano degli schiavi neri afro-americani, ma che contiene insieme i tre concetti di spirit, spirito, you, il tu, e all, tutto. La presentazione del lavoro sul suo sito recita: Bobby McFerrin riporta tutto a casa (Bringing it all back home è fra l’altro il titolo di un celebre album di Bob Dylan, in cui riaffermava prepotentemente le sue radici folk) ri-immaginando il genere Americana - si intende con questo termine una miscellanea dei generi più tipicamente nordamericani come blues, country, bluegrass - e proponendo alcuni fra i più amati spirituals e alcune canzoni originali.

Sette sono infatti i canti spiritual che McFerrin rivive e reinterpreta, cinque le sue composizioni originali; completa la tracklist proprio la cover di un brano di Bob Dylan, I shall be released. Il “parco musicisti” è di tutto rispetto, fra gli altri il bassista Larry Grenadier e il polistrumentista Larry Campbell. Gli arrangiamenti e la presenza alle tastiere e alla fisarmonica del grande Gil Goldstein offre una tavolozza di colori ricca e continuamente cangiante. La rivelazione Esperanza Spalding, ospite in tre brani con la sua voce, impreziosisce ancora di più questo lavoro.

Ma non si tratta solo di bravura, doti esagerate, tecnica esasperata. Questo lavoro pulsa come un grande cuore. Dice McFerrin a questo proposito in una intervista: «Non potrei fare nulla senza la fede, non potrei aprire gli occhi, non potrei camminare, non potrei cantare. Non voglio che il pubblico dei miei concerti sia spazzato via da quello che faccio, voglio che abbiano una sensazione di vera gioia, dal profondo del loro essere. Così puoi aprire un posto dove la grazia possa entrare».

Insomma, un disco da scoprire e poi riascoltare più e più volte, per perlustrarne la molteplice stratificazione. Un lavoro da cui lasciarsi conquistare, per scoprire o riscoprire uno dei più grandi artisti del nostro tempo.
Nota finale personale: per quanto mi riguarda la vetta assoluta del disco è Fix me Jesus, mettimi a posto, aggiustami, Gesù, un gospel sabbioso, impastato di storia e di memoria, una preghiera detta in ginocchio in una chiesa di legno, fra una armonica e una steel guitar, come un grido d’aiuto emesso nella certezza di una risposta.


Bobby McFerrin
Spirityouall
Masterworks - 2013