<em>E improvvisamente</em>, di Maria Pierantoni Giua.

E improvvisamente. Una cronaca per appunti della realtà

Il nuovo album di Giua (nome d'arte di Maria Pierantoni Giua), tra tango e milonga. Dalla chitarra classica e archi de "L'albero dei manghi" al tono scanzonato di "Disamore infinito/ #taggo voluto bene", quadretti di vita spicciola affidati alla musica
Walter Muto

E improvvisamente; è già un bel titolo e incuriosisce. Giua poi è una vecchia (si fa per dire) conoscenza dei lettori di Tracce. L’avevamo intervistata in occasione dell’uscita del suo primo album, e da allora sono passati già dodici anni… Nel frattempo Giua (all’anagrafe Maria Pierantoni Giua, ridotto per brevità e immediatezza al solo secondo cognome) non è stata certo con le mani in mano: un secondo album con il suo maestro Armando Corsi, mostre di pittura, spettacoli sul conterraneo De Andrè e, ultima in ordine di tempo, una tournée teatrale con Neri Marcorè. E i brani per il successivo album, appena uscito e completamente autoprodotto grazie al crowdfunding, una raccolta di fondi online. I fan che l'hanno aiutata raggiungere il budget verranno ricompensati con una copia del cd direttamente a casa loro.

Ma veniamo all’album. Per chi non lo sapesse, Giua è cantante e anche chitarrista, e questa volta ha chiesto a Stefano Cabrera, violoncellista dello Gnu Quartet (quartetto d’archi che opera al confine tra classica, jazz e pop) di affiancarla negli arrangiamenti. Il brano d’apertura, L’albero di Manghi è una cavalcata condotta dalla chitarra classica e dal violoncello, che porta con energia al brano che dà il titolo all’intero lavoro, Improvvisamente, in cui la voce vissuta di Giua duetta con quella profonda di Zibba, altra bella realtà del cantautorato italiano. «Oltre il punto lontano dove si perde il giorno/ cosa c’è più lontano di quello che vedo»; Improvvisamente è la cronaca poetica, stenografata in appunti, della realtà che si impone allo sguardo e apre domande.

Le immagini delle sue canzoni sono minimaliste, ma anche metaforiche, e quindi riconoscibili da tutti; accompagnate da una musica intima e al tempo stesso dalle aperture inaspettate. «La musica mette mollette ai ricordi»: ecco in un verso di Fragole e vento riassunta la poetica di questa artista profonda. E si procede, fra gli accenni di milonga di Da lontano e l’ironia a tempo di reggae di Tutti vanno via dall’Italia, che si colora di swing nel ritornello ed afferma un po’ malinconicamente un paio di scomode verità (il tema è quello dei “cervelli in fuga”), ma riafferma la voglia di restare in questo Paese, perché «a me resta ancora voglia di provare a costruire».

Finisterre testimonia l’intima connessione di Giua con il mare e il respiro di infinito. L’ospite Daniele Fiaschi con le sue chitarre elettriche super effettate aggiunge profondità e mistero, unendo fisicamente ed idealmente questa canzone e la successiva Come se, che descrive nelle liriche una bellissima scoperta: «Come se/ io e te/ tornassimo a guardare/ cose che/ né io né te/ sappiamo più di avere».

Dopo questa endiade poetica, uno sguardo disilluso viene gettato sullo strapotere dei social e sul cambiamento ad essi dovuto. In Disamore infinito/ #taggo voluto bene, tango e swing accompagnano la sottile ironia del testo, portando alla triade di pezzi finali, anch’essi bozzetti di immagini delicate e riuscite, quadretti di vita spicciola fermati in un attimo di poesia affidata alla musica. Come mollette che fermano i ricordi, per l’appunto, e non solo: anche le emozioni di chi ascolta. Con attenzione.

E c’è spazio anche per una bonus track, A me mi piaci tu, scanzonata beguine con sorpresa finale.

Giua, E improvvisamente
Incipit Records, 2016
Per acquististarlo, vai al sito: www.giua.it