La copertina del DVD.

CELIBIDACHE «La musica è un'esca, lasciamoci prendere»

Un film-documentario raccoglie le confessioni "rubate" al direttore d'orchestra rumeno, scomparso nel 2006. Che vedeva nell'arte la possibilità di riconoscere l'assoluto
Andrea Milanesi

Siamo abituati a pensare che per comprendere la reale statura di un artista sia sufficiente – o necessario –vederlo esibirsi sul palco di un teatro o ascoltarne un'incisione discografica, ma il mistero di un’esecuzione impeccabile spesso è solo l’esito di una magica alchimia che si ricrea tra i più disparati elementi che contribuiscono a forgiare il carattere autentico e originale di un interprete: la formazione, gli incontri, gli affetti, i valori, i pensieri più intimi, perfino le insofferenze.
Come dimostrano le confessioni quasi “rubate” al direttore d'orchestra Sergiu Celibidache nel film-documentario realizzato dal regista Jan Schmidt-Garre e intitolato You Don’t Do Anything - You Let It Evolve, che tradotto in italiano significa più o meno “non fare nulla, lascialo evolvere”: una massima tratta dalle molte, brevi ma penetranti dichiarazioni che il celebre artista rumeno, scomparso nell’agosto del 2006, ha rilasciato, senza ritrosie ma non senza duri spunti polemici, nel corso delle diverse fasi di lavorazione del film, già pubblicato nel 1992 e ora riproposto in dvd-video da Arthaus Musik.
Personaggio schivo, burbero e severo, era nato nel 1912 a Iasi, in Romania, ma cresciuto artisticamente in Germania, guidando le più prestigiose compagini del pianeta – dai Berliner Philharmoniker all'Orchestra Filarmonica di Monaco di Baviera – mantenendosi sempre volutamente al di fuori delle leggi del mercato discografico e musicale. Qui lo incontriamo in occasione delle prove dei concerti, delle masterclass di perfezionamento o durante quelle vere e proprie lezioni d'arte e di vita che dispensava con generosità tra le mura del suo mulino nei pressi di Orleans a chiunque volesse avvicinarsi a lui per chiedere preziosi consigli tecnici, disposto a farsi severamente correggere da un maestro che non ammetteva la mediocrità.
Anima inquieta, alla perenne ricerca di un “assoluto” che andava inseguendo tra gli studi di filosofia e le discipline orientali, tra i principi del buddismo e dello zen, Celibidache ci regala anche alcuni momenti di grande emozione, come il ritorno in Romania dopo la caduta del regime comunista di Ceausescu, il ritrovo dopo molto tempo con i componenti dell'Orchestra Filarmonica di Israele o la straordinaria performance di un “esercizio di spontaneità”, in cui i musicisti suonano liberamente note e melodie che non sono scritte in partitura, rispondendo unicamente ai gesti del direttore, che si limita ad accentuare l'intensità dell'espressione. Dispensando qua e là perle di autentica saggezza, a tratti svelando le più personali concezioni artistiche e lanciando emergere continue provocazioni esistenziali, come le folgoranti battute con cui ha inizio la prima intervista: «Ho abbandonato abbastanza presto l'idea della bellezza, “l'arte è bella”; senza bellezza nessuno praticherebbe l'arte, ma la bellezza non è il punto di arrivo: è l'esca. Senza bellezza non potremmo avvedercene. Ma Schiller già disse: “Tutti gli uomini, giunti alla bellezza, si accorgeranno che dietro c'è la verità...”».


CELIBIDACHE
You Don’t Do Anything – You Let It Evolve (Dvd-Video)
Arthaus Musik (2009)
€ 29